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dammi tutti i cadaveri che mi hai promesso

PAX CSPBCSSMLNDSMDVRSNSMVSMQLIVB [MENE MENE TECHEL e PARSIN] ( Ave Maria serva madre e sorella nostra Ave Maria Santa madre nostra Ave ) holy JHWH holy holy holy ] [ My God my God give me all the corpses you promised me!
Dio mio Dio mio dammi tutti i cadaveri che mi hai promesso!
Con Coughlin: Iran: Hard Times for Ayatollahs
Majid Rafizadeh: Thanks to Trump, the Mullahs Are Going Bankrupt

PA School Operates Illegally in Israeli Territory
https://unitedwithisrael.org/pa-school-operating-illegally-in-israeli-territory/#.Xda935NT3Tg.twitter
I don't know about this story: in Hong Kong,
but of one thing I am more than sure:
Satanists, LGBTQs, and Masons of: EU and US can no longer represent democracy in any way!
BEIJING - The US Congress, with the go-ahead for the Hong Kong Human Rights and Democracy Act, the measure in support of activists in the former British colony, "sends the wrong signal of connivance with violent criminals". Chinese Foreign Minister Wang Yi says in a statement that his "essence is to confuse and even destroy Hong Kong. This is a manifest interference in China's internal affairs and a serious disservice to common and fundamental interests of a large number of Hong Kong compatriots ".
io non so di questa storia: in Hong Kong,
ma di una cosa io sono più che sicuro:
satanisti, lgbtq, e massoni di: UE e USA non possono più in alcun modo rappresentare la democrazia!
PECHINO - Il Congresso Usa, col via libera all'Hong Kong Human Rights and Democracy Act, il provvedimento a sostegno degli attivisti dell'ex colonia britannica, "manda il segnale sbagliato di connivenza coi criminali violenti". Lo dice in una nota il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, per il quale la "sua essenza è di confondere e addirittura di distruggere Hong Kong. Questa è un'interferenza manifesta negli affari interni della Cina e un grave disservizio a comuni e fondamentali interessi di un ampio numero di compatrioti di Hong Kong".
 
 


Iran: Hard Times for Ayatollahs

by Con Coughlin November 21, 2019 


It is an irony that not even the most devoted supporters of the ayatollahs can ignore that a country such as Iran, that prides itself on being one of the world's largest oil producers, is unable to produce enough fuel to satisfy the needs of its own population.


These are, moreover, hard times for the ayatollahs in many other respects. Not only are the leaders coming under pressure at home for their disastrous handling of the economy. They are also seeing their efforts to export Iran's Islamic revolution to other corners of the Middle East being roundly rejected, with anti-Iran protests taking place in Iraq and Lebanon.


With the Iranian economy under such intense pressure as a result of the sanctions, however, the regime has little room for manoeuvre, so it faces a stark choice: either radically reform its conduct or continue to face the wrath of the Iranian people.


With the Iranian economy under such intense pressure as a result of the sanctions, the regime has little room for manoeuvre, so it faces a stark choice: either radically reform its conduct or continue to face the wrath of the Iranian people. Pictured: Iran's Supreme Leader, Ayatollah Ali Khamenei (left) and President Hassan Rouhani. (Image source: khamenei.ir)


Any suggestion that the wide-ranging sanctions regime the Trump administration has imposed against Iran was not having the desired effect has been roundly refuted by the nationwide protests that have erupted in response to the regime's decision to increase petrol prices.

Critics of American President Donald J. Trump's announcement that he was withdrawing the US from the Iran nuclear deal last year and imposing a fresh round of sanctions against Tehran have argued that the measures would fail to have the desired effect, and claimed that the ayatollahs would be able to circumvent the sanctions by trading with countries such as China, that remained committed to the nuclear deal.

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Thanks to Trump, the Mullahs Are Going Bankrupt

by Majid Rafizadeh November 21, 2019 at 4:00 am



One of the reasons behind IMF's gloomy picture of Iran's economy is linked to the Trump administration's decision not to extend its waiver for Iran's eight biggest oil buyers; China, India, Greece, Italy, Taiwan, Japan, Turkey and South Korea.


Iran's national currency, the rial, also continues to lose value: it dropped to historic lows. One US dollar, which equaled approximately 35,000 rials in November 2017, now buys you nearly 110,000 rials.

On November 12, Iranian President Hassan Rouhani acknowledged for the first time that "Iran is experiencing one of its hardest years since the 1979 Islamic revolution" and that "the country's situation is not normal." (Image source: Tasnim News/CC by 4.0)


The critics of President Trump's Iran policy have been proven wrong: the US sanctions are imposing significant pressure on the ruling mullahs of Iran and the ability to fund their terror groups.

Before the US Department of Treasury leveled secondary sanctions against Iran's oil and gas sectors, Tehran was exporting over two million barrel a day of oil. Currently, Tehran's oil export has gone down to less than 200,000 barrel a day, which represents a decline of roughly 90% in Iran's oil exports.

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Con Coughlin: Iran: Hard Times for AyatollahsMajid Rafizadeh: grazie a Trump, i mullah stanno fallendoIran: tempi difficili per gli ayatollahdi Con Coughlin

21 novembre 2019

È ironico che nemmeno i più devoti sostenitori degli ayatollah possano ignorare che un paese come l'Iran, che si vanta di essere uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, non è in grado di produrre abbastanza carburante per soddisfare le esigenze della propria popolazione .

Questi sono, inoltre, tempi difficili per gli ayatollah sotto molti altri aspetti. Non solo i leader sono sotto pressione a casa per la loro gestione disastrosa dell'economia. Stanno anche vedendo che i loro sforzi per esportare la rivoluzione islamica dell'Iran in altri angoli del Medio Oriente vengono respinti in modo completo, con proteste contro l'Iran in atto in Iraq e in Libano.

Con l'economia iraniana sotto una pressione così intensa a causa delle sanzioni, tuttavia, il regime ha poche possibilità di manovra, quindi deve affrontare una scelta netta: o riformare radicalmente la sua condotta o continuare ad affrontare l'ira del popolo iraniano. Con l'economia iraniana sotto una così forte pressione a causa delle sanzioni, il regime ha poche possibilità di manovra, quindi deve affrontare una scelta netta: o riformare radicalmente la sua condotta o continuare ad affrontare l'ira del popolo iraniano. Nella foto: il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei (a sinistra) e il presidente Hassan Rouhani.

(Fonte immagine: khamenei.ir)Qualsiasi suggerimento che l'ampio regime di sanzioni che l'amministrazione Trump ha imposto all'Iran non avesse avuto l'effetto desiderato è stato ampiamente confutato dalle proteste nazionali scoppiate in risposta alla decisione del regime di aumentare i prezzi della benzina.

I critici all'annuncio del presidente americano Donald J. Trump che stava ritirando gli Stati Uniti dall'accordo nucleare iraniano l'anno scorso e imponendo un nuovo giro di sanzioni contro Teheran hanno sostenuto che le misure non avrebbero avuto l'effetto desiderato e hanno sostenuto che gli ayatollah avrebbero essere in grado di aggirare le sanzioni negoziando con paesi come la Cina, che sono rimasti impegnati nell'accordo nucleare.

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Grazie a Trump, i mullah stanno fallendodi Majid Rafizadeh

21 novembre 2019 alle 4:00 Uno dei motivi alla base del cupo quadro del FMI sull'economia iraniana è legato alla decisione dell'amministrazione Trump di non estendere la sua rinuncia agli otto maggiori acquirenti di petrolio dell'Iran; Cina, India, Grecia, Italia, Taiwan, Giappone, Turchia e Corea del Sud.

Anche la valuta nazionale dell'Iran, il rial, continua a perdere valore: è scesa ai minimi storici.

Un dollaro USA, che equivaleva a circa 35.000 rial a novembre 2017,

ora ti compra quasi 110.000 rial. Il 12 novembre, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha riconosciuto per la prima volta che "l'Iran sta vivendo uno degli anni più difficili dalla rivoluzione islamica del 1979" e che "la situazione del paese non è normale".

(Fonte immagine:

Tasnim News / CC entro 4.0)I critici della politica iraniana del presidente Trump sono stati smentiti: le sanzioni statunitensi stanno imponendo una pressione significativa sui mullah al potere in Iran e sulla capacità di finanziare i loro gruppi terroristici.

Prima che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti livellasse le sanzioni secondarie contro i settori del petrolio e del gas dell'Iran, Teheran esportava oltre due milioni di barili al giorno di petrolio. Attualmente, l'esportazione di petrolio di Teheran è scesa a meno di 200.000 barili al giorno, il che rappresenta un calo di circa il 90% delle esportazioni di petrolio dell'Iran.

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Corrispondenza romana n. 1616 del 20/11/2019























Dallo «Spirito di Assisi» allo «Spirito di Abu Dhabi»



(Cristina Siccardi) Il 15 novembre scorso papa Francesco, per la sesta volta, ha incontrato il grande imam Ahmad Muhammad Al-Tayeb, sceicco ereditario della confraternita dei Sufi dell’Alto Egitto, nonché rettore dell’università di Al Azhar, principale centro culturale dell’Islam sunnita, che «si caratterizza per la sua proposta dell’esoterismo Sufi, come “ponte iniziatico” tra la massoneria di Oriente e di Occidente». L’udienza si è tenuta nel Palazzo Apostolico vaticano. Erano presenti anche lo sceicco Saif bin Zayed Al Nahyan, ministro degli Interni degli Emirati Arabi Uniti dal 2004 e vice primo ministro dal 2009; l’ambasciatore dell’Egitto presso …








Oltre 4500 firmatari sostengono l’appello Contra Recentia Sacrilegia



Sono oltre 4.700 i sostenitori della Protesta contro gli atti sacrileghi di papa Francesco, pubblicata il 12 novembre in un documento in sette lingue sottoscritto da cento studiosi, a cui numerosi altri, sacerdoti e laici, si sono aggiunti nei giorni successivi. I firmatari del documento ricordano tra l’altro che il 4 ottobre Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione della dea pagana Pachamama nei Giardini Vaticani e il 7 ottobre l’idolo è stato, posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in processione nella Sala del Sinodo. Gli studiosi chiedono «rispettosamente a …








Bibbiano – censura per chi critichi Barbiana



(Mauro Faverzani) Di Bibbiano non si deve parlare: nonostante l’estrema gravità dei fatti contestati, la Sinistra, in altri casi forcaiola per molto meno, improvvisamente diviene ipergarantista e reclama anzi il bavaglio per chiunque osi anche solo interrogarsi ed approfondire l’inquietante argomento, ricercandone le cause per scongiurarne in futuro gli effetti. È la sorte occorsa al lodevole convegno, organizzato per il prossimo 30 novembre a Bergamo presso l’Auditorium San Sisto sul tema «Da Barbiana a Bibbiano», divenuto oggetto di un «incredibile attacco mediatico», nonché di un assurdo «tentativo di linciaggio (non solo morale)», come denunciato dai …





































NOTIZIE BREVI











La Turchia ed il genocidio dei cristiani in Nigeria



«Le informazioni trapelate confermano che la Turchia è uno stato terrorista; sostiene i terroristi - anche con le armi. Questa volta, tuttavia, non in Siria .... La fuga di notizie di oggi conferma senza dubbio che Erdogan, il suo stato, il suo governo e il suo partito stanno trasferendo armi dalla Turchia alla - questo sì che è scioccante, - Nigeria; - e a chi? - all'organizzazione Boko Haram». Così inizia una recente puntata di un telegiornale egiziano andato in onda su TenTV. Le armi dunque, verrebbero trasferite dalla Turchia alla Nigeria e rifornirebbero Boko Haram, un'organizzazione …








Ungheria: presentato al Parlamento progetto di legge "Stop Soros"



L'Ungheria ha presentato al Parlamento la legge "Stop Soros" che «autorizza il ministro degli interni a vietare le organizzazioni non governative (ONG) che sostengono la migrazione e rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale ». La legge è stata chiamata così dai media, in riferimento al miliardario americano di origini ebree ungheresi George Soros, il quale sponsorizza le ONG e la migrazione di massa per islamizzare l'Europa e distruggere la sua identità cristiana. In sostanza, questa legge prevede che ogni ONG che aiuti i migranti paghi tasse speciali del 25 per cento per scoraggiare l'immigrazione illegale e …








NOTIZIE DALLA RETE











C.M. Viganò: “Così la Neo-Religione mondiale avrà il suo tempio. Con l’approvazione del papa”



(Aldo Maria Valli - 19 novembre 2019) «Ai Venerabili Fratelli … che hanno pace e comunione con la Sede Apostolica sulla difesa della Verità rivelata da Gesù Cristo, salute e Apostolica Benedizione. Forse in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità… Facilmente si comprende… come siano molti coloro che bramano vedere sempre più unite tra di loro le varie nazioni, a ciò portate da questa fratellanza universale.» Ad esprimersi così è il Sommo Pontefice Pio XI nell’esordio della sua enciclica Mortalium animos del …








Peter Kwasniewski: "La liturgia tradizionale, norma di Bellezza"



(MiL.it - 17 Novembre 2019) Peter Kwasniewski, nato nel 1971 nell’Illinois, è una delle figure più significative del cattolicesimo tradizionale americano, che si sa essere oggi in prima linea nella rinascita cattolica, estremamente vigoroso e ricco di vocazioni. Musicista per vocazione, Peter Kwasniewski ha ricevuto anche un’eccellente formazione in filosofia (la sua tesi di dottorato riguardava "L’estasi d’amore in Tommaso d’Aquino"). È stato professore presso l’Istituto internazionale sul Matrimonio e la Famiglia, in Austria, ente che dipende dall’Istituto Giovanni Paolo II, fondato dal card. Caffarra. Inoltre ha insegnato la musica vocale, diretto cori, scholae cantorum, seminari …








Don Morselli: “adorare qualcosa che non è Dio è già idolatria, anche se non si conosce l’idolo”



(Michele M. Ippolito, La Fede Quotidiana - 18 novembre 2019) Prosegue il dibattito, anche abbastanza acceso, sul Sinodo per l’ Amazzonia. La Fede Quotidiana ha registrato il parere del noto teologo e parroco bolognese don Alfredo Morselli. Con la sua consueta schiettezza parla di atti idolatria e invoca una sorta di… esorcismo sull’intero Vaticano. Don Alfredo Morselli, condivide l’ appello petizione di esponenti cattolici che hanno lamentato atti di idolatria commessi durante il Sinodo. Li considera tali? “Non saprei come chiamare diversamente atti di culto prestati a realtà differenti da Dio.” Alcuni lo negano: per esempio Mons. Felipe …








Dichiarazione di Abu Dhabi, Ronald Lauder e Cardinal Ayuso



(Giuseppe Rusconi, Rossoporpora.org - 14 novembre 2019) Il 4 febbraio scorso papa Francesco e il Grande imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyb hanno firmato a Abu Dhabi una Dichiarazione congiunta sulla “fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. A poco più di nove mesi da quell’atto la ‘Dichiarazione’ ha già partorito un ‘Comitato superiore’ per la sua applicazione e si è allargata anche alla terza grande religione monoteista, l’ebraismo. Proprio per ‘solennizzare’ tale ultimo sviluppo Ronald Lauder (presidente del Congresso ebraico mondiale/WJC) e il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot (presidente del Pontificio Consiglio per …




















INTERNATIONAL NEWS











Protesta contra los Actos Sacrílegos



(Pedro L. Llera, InfoCatólica - 19 de noviembre 2019) Mi amigo y hermano Roberto de Mattei me hizo llegar hizo llegar el 11 de noviembre pasado el documento que reproduzco aquí debajo (no lo he visto publicado en InfoCatólica) por si yo lo quería firmar. De hecho ese documento de protesta se publicó al día siguiente (el 12 de noviembre) con la firma de cien personalidades e intelectuales católicos, a los que se han ido sumando cada día más firmantes: entre ellos, el arzobispo Viganò y el obispo holandés Robert Mutsaerts. Como dice Eleazar en el Segundo Libro de los Macabeos, a nuestra edad no …








Carta do Senador Marco Rubio ao Rei de Espanha: Cuba é uma ditadura comunista



(Marcos Machado, Instituto Plinio Corrêa de Oliveira - 15 de novembro de 2019) Em Carta enviada ao Rei felipe VI e à Rainha Letizia da Espanha, o senador norte-americano Marco Rubio pede à realeza espanhola que não se permita ser usada como ferramentas de propaganda para a ditadura socialista de Cuba e para defender os direitos humanos na ilha. Uma carta respeitosa e firme contra da ditadura castrista “Suas Majestades Rei Felipe VI e Rainha Letizia, “Respeitosamente contacto-vos tanto para expressar as minhas preocupações relativamente aos relatos da sua visita à República de Cuba, um país onde uma ditadura …








The Catholic Identity Conference: A Call for All Catholics to Rise Up




(Timothy Flanders, One Peter Five - November 14, 2019) The recent Catholic Identity Conference, organized by The Remnant Newspaper, is a call for all Catholics to rise up and fight for the Faith. In days past, the heralds came to town and preached the Crusade, and our fathers left their families to “take up the cross” and die in the holy land fighting Muhammadans. In the same way, Mr. Michael Matt, editor of The Remnant, has called this a “time of honor,” when Catholics must manfully arise for the honor of fighting and dying under …










¿Qué papel juegan la Biblia y la Pachamama en la crisis de Bolivia?



(Walter Sánchez Silva, Aciprensa - 11 de noviembre 2019) La crisis que afecta a Bolivia en estos días tras la renuncia del ahora expresidente Evo Morales no ha estado exenta de polémica y ha tenido como dos de sus “protagonistas” a la Biblia y la Pachamama. En esta nota te explicamos las razones. El domingo 10 de noviembre, poco antes de la renuncia de Morales, el líder opositor de Santa Cruz, Luis Fernando Camacho; Marco Pumari, opositor de Potosí y el abogado Eduardo León ingresaron al Palacio Quemado (de Gobierno) donde rezaron ante una Biblia que colocaron …








Abp Viganò joins statement urging Pope to repent for Pachamama idolatry



(Maike Hickson, Life Site - november 12, 2019) Archbishop Carlo Maria Viganò, the prelate who leaked information about Pope Francis covering up now ex-Cardinal McCarrick’s abuse of seminarians, has added his name to a statement of priests and lay scholars to protest the pagan worship of Pachamama that took place last month during the Amazon Synod in Rome with Pope Francis' active participation and apparent support. In the statement that was released today, the 100 international signatories called upon the Pope to “repent publicly and unambiguously of these objectively grave sins” and asked bishops around the world to …















In this mailing:
Khaled Abu Toameh: Iran's Palestinian Proxies: United Against Israel
Judith Bergman: Denmark: Shootings, Car Torchings, Gang Violence

Iran's Palestinian Proxies: United Against Israel

by Khaled Abu Toameh November 19, 2019 at 5:00 am



Hamas is hardly on its way to transforming itself into a non-violent movement that would uphold Israel's right to exist. Its decision to refrain, this time, from pounding Israel with rockets is in no way a sign of moderation or pragmatism. Instead, the terror group needs a break from the fighting in order to prepare better for its main goal: to take down Israel down, once and for all.


Hamas leaders – like their PIJ counterparts – are motivated for their own well-being; the well-being of the two million Palestinians living in the Gaza Strip is a joke to them. Why else would PIJ endanger their people by forcing Israel to respond to the launching of hundreds of rockets toward Israeli civilian communities?


This is not a good guy/bad guy scenario. Instead, it is a temporary rift between two extremely bad guys, both of whom are wholly committed to destroying Israel, even if that means destroying their own people along the way as well.

Palestinian Islamic Jihad (PIJ) is reportedly disturbed that Hamas did not join in firing rockets at Israel this month, in retaliation for Israel's assassination of a senior PIJ commander. But at the end of the day, both groups share the same strategy and goals, as well as the same "enemy" – Israel. Pictured: A house in Yehud, Israel that was destroyed by a Hamas rocket launched from Gaza, July 22, 2014. (Image source: IDF/Flickr)


Iran's Palestinian proxies, Hamas and Palestinian Islamic Jihad (PIJ), after last week's round of aggression towards Israel, are said to be at odds with each other. PIJ is reportedly disturbed that Hamas did not join in firing rockets at Israel in retaliation for Israel's assassination of senior PIJ commander Bahaa Abu al-Ata in the Gaza Strip. PIJ, it seems, feels that Hamas left it out in the cold.

The two terror groups may not enjoy a full meeting of minds – as witnessed by Hamas's current failure to bombard Israel with rockets, but these differences are unlikely to escalate into a major confrontation between Hamas and PIJ.

At the end of the day, both groups share the same strategy and goals, as well as the same "enemy" – Israel. They may disagree, but when it comes to waging jihad (holy war) and eliminating Israel, Hamas and PIJ always manage to find common ground.

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Denmark: Shootings, Car Torchings, Gang Violence

by Judith Bergman November 19, 2019 at 4:00 am



"These numbers underline, first of all, that we are talking about a problem that has to do with ethnicity. The argument that this has nothing to do with foreigners has to be taken off the table." — Trine Bramsen, legal affairs spokesperson for the Social Democrats, in Berlingske Tidende, August 24, 2017.


"In addition to a common fondness for crime, the culture of immigrant gangs is a cocktail of religion, clan affiliation, honor, shame and brotherhood... The harder and the more brutal [you are], the stronger you are, and then you create awareness of yourself and attract more [people]". — Naser Khader, member of the Danish Parliament for the Conservative Party and co-founder of the Muslim reform movement, in a blog, "Immigrant gangs are also culture and religion" in Jyllands-Posten, November 2018.


"[T]he price for the failed integration [of immigrants] is [paid] by those with the least resources. It is the schools and neighborhoods of the working classes that are destroyed...." — Niels Jespersen, op-ed in Berlingske Tidende, October 1, 2019.


People with the means to move, such as Lunøe, will take their children and run to safer areas. What will happen to the many that are unable to do so and have no choice but to stay in the crosshairs of the shootings, the knives and the car-torchings?

The US embassy in Denmark recently advised that due to "an increase in gun violence in the areas of Nørrebro, Ishøj, and Hundige", people in the areas should "keep a low profile", "do not physically resist any robbery attempt" and "use caution when walking or driving at night". Pictured: The Metro station in Copenhagen's Nørrebro neighborhood. (Image source: Arc1977/Wikimedia Commons)


On September 24, the US embassy in Denmark published a security alert. It warned US citizens in Copenhagen that:


"The Danish National Police urge individuals living in or visiting the areas of Nørrebro, Ishøj, and Hundige to exercise heightened awareness at all times due to a recent increase in gun violence. Copenhagen Police have instituted a stop-and-search zone in a large area covering Nørrebro. The ordinance – which will run through September 30 – allows police officers to stop and search anyone within the area without cause".

The alert also encouraged US citizens to "keep a low profile", "do not physically resist any robbery attempt" and "use caution when walking or driving at night".

Police in Copenhagen eventually decided to extend the stop and search ordinance in parts of Copenhagen until October 14.

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In questa corrispondenza:
Khaled Abu Toameh: delegati palestinesi dell'Iran: uniti contro Israele
Judith Bergman: Danimarca: sparatorie, fiaccole dell'auto, violenza di gruppo
Proxy palestinesi dell'Iran: Uniti contro Israele
di Khaled Abu Toameh 19 novembre 2019 alle 5:00

Hamas difficilmente si sta trasformando in un movimento non violento che difenderebbe il diritto di Israele di esistere. La sua decisione di astenersi, questa volta, dal martellare Israele con i razzi non è affatto un segno di moderazione o pragmatismo. Invece, il gruppo terroristico ha bisogno di una pausa dai combattimenti per prepararsi meglio al suo obiettivo principale: abbattere Israele, una volta per tutte.
I leader di Hamas - come i loro omologhi PIJ - sono motivati per il proprio benessere; il benessere dei due milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza è uno scherzo per loro. Perché altrimenti i PIJ metterebbero in pericolo il loro popolo costringendo Israele a rispondere al lancio di centinaia di missili verso le comunità civili israeliane?
Questo non è uno scenario da bravo ragazzo / cattivo ragazzo. Invece, è una spaccatura temporanea tra due ragazzi estremamente cattivi, entrambi i quali sono totalmente impegnati a distruggere Israele, anche se ciò significa anche distruggere la propria gente lungo la strada.

Secondo quanto riferito, la Jihad islamica palestinese (PIJ) è turbata dal fatto che Hamas non si sia unito a lanciare missili contro Israele questo mese, come rappresaglia per l'assassinio da parte di Israele di un alto comandante PIJ. Ma alla fine della giornata, entrambi i gruppi condividono la stessa strategia e gli stessi obiettivi, così come lo stesso "nemico": Israele. Nella foto: una casa a Yehud, in Israele, che è stata distrutta da un razzo di Hamas lanciato da Gaza, il 22 luglio 2014. (Fonte immagine: IDF / Flickr)

I delegati palestinesi iraniani, Hamas e la Jihad islamica palestinese (PIJ), dopo il giro di aggressioni della settimana scorsa nei confronti di Israele, si dice siano in contrasto tra loro. Secondo quanto riferito, il PIJ è turbato dal fatto che Hamas non si sia unito a lanciare razzi contro Israele come rappresaglia per l'assassinio da parte di Israele del comandante dell'IPJ Bahaa Abu al-Ata nella Striscia di Gaza. A quanto pare, PIJ sente che Hamas l'ha lasciato fuori al freddo.
I due gruppi terroristici potrebbero non godere di un pieno incontro di menti - come testimoniato dall'attuale fallimento di Hamas di bombardare Israele con i razzi, ma è improbabile che queste differenze si intensifichino in uno scontro importante tra Hamas e PIJ.
Alla fine della giornata, entrambi i gruppi condividono la stessa strategia e gli stessi obiettivi, nonché lo stesso "nemico": Israele. Potrebbero non essere d'accordo, ma quando si tratta di scatenare la jihad (guerra santa) ed eliminare Israele, Hamas e PIJ riescono sempre a trovare un terreno comune.
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Danimarca: riprese, fiaccolate, violenza di gruppo
di Judith Bergman 19 novembre 2019 alle 4:00

"Questi numeri sottolineano, prima di tutto, che stiamo parlando di un problema che ha a che fare con l'etnia. L'argomento che questo non ha nulla a che fare con gli stranieri deve essere tolto dal tavolo". - Trine Bramsen, portavoce degli affari legali per i socialdemocratici, a Berlingske Tidende, 24 agosto 2017.
"Oltre alla comune passione per il crimine, la cultura delle bande di immigrati è un cocktail di religione, appartenenza al clan, onore, vergogna e fratellanza ... Più duro e brutale [sei], più forte sei, e poi crei consapevolezza di te stesso e attiri più [persone] ". - Naser Khader, membro del parlamento danese per il partito conservatore e co-fondatore del movimento di riforma musulmano, in un blog "Le bande di immigrati sono anche cultura e religione" a Jyllands-Posten, novembre 2018.
"[Il prezzo per la mancata integrazione [degli immigrati] è [pagato] da quelli con meno risorse. Sono le scuole e i quartieri delle classi lavoratrici che vengono distrutti ...." - Niels Jespersen, op-ed a Berlingske Tidende, 1 ottobre 2019.
Le persone con i mezzi per spostarsi, come Lunøe, porteranno i loro figli e correranno verso aree più sicure. Cosa succederà ai molti che non sono in grado di farlo e non hanno altra scelta che rimanere nel mirino delle sparatorie, dei coltelli e delle torce per auto?

L'ambasciata americana in Danimarca ha recentemente informato che a causa di "un aumento della violenza armata nelle aree di Nørrebro, Ishøj e Hundige", le persone nelle aree dovrebbero "mantenere un profilo basso", "non resistere fisicamente a nessun tentativo di rapina" e "prestare attenzione quando si cammina o si guida di notte". Nella foto: la stazione della metropolitana nel quartiere Nørrebro di Copenaghen. (Fonte immagine: Arc1977 / Wikimedia Commons)

Il 24 settembre l'ambasciata americana in Danimarca ha pubblicato un avviso di sicurezza. Ha avvertito i cittadini statunitensi di Copenaghen che:
"La polizia nazionale danese esorta le persone che vivono o visitano le aree di Nørrebro, Ishøj e Hundige a esercitare sempre maggiore consapevolezza a causa di un recente aumento della violenza armata. La polizia di Copenaghen ha istituito una zona di sosta in una grande l'area che copre Nørrebro. L'ordinanza - che durerà fino al 30 settembre - consente agli agenti di polizia di fermarsi e perquisire chiunque all'interno dell'area senza motivo ".
L'allerta ha anche incoraggiato i cittadini statunitensi a "mantenere un profilo basso", "non resistono fisicamente a nessun tentativo di rapina

"e" prestare attenzione quando si cammina o si guida di notte ".
La polizia di Copenaghen alla fine decise di prolungare la fermata e di cercare l'ordinanza in alcune parti di Copenaghen fino al 14 ottobre.
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Use #Dem 666 Epstein Clinton, Owl Baal Ja-Bull-On, Deep State: Sanders at the democratic party: Trump doesn't consume us with the fire of the HOLY Spirit!

but Trump said he didn't want anything in return:

but an impartial and independent investigation!

why all over the world and in Ucraina

everyone is afraid of the priests of satan Bush and Rothschild


Usa #Dem 666 Epstein Clinton, Owl Baal Ja-Bull-On, Deep State: Sanders a democratic party: Trump non ci consumi con il fuoco dello Spirito SANTO!

ma Trump ha detto che non voleva nulla in cambio:

ma una inchiesta imparziale e indipendente!

perché in tutto il mondo?

tutti hanno paura dei sacerdoti di satana Bush e Rothschild




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ISIS and the Turks do dirty work: and UN is silent about genocide and transfer of peoples!
Syria: the transfer of refugees begins
From Turkey in the eastern band of the Euphrates

ISIS e i turchi fanno il lavoro sporco: e ONU tace sul genocidio e trasferimento dei popoli!
Siria: al via trasferimento profughi
Dalla Turchia nella fascia ad Est dell'Eufrate




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Gb rating: Corbyn, establishment fears us
'Johnson with Brexit wants to sell off our services to Trump'
answer. obviously it is Corbyn sharia OCI NWO FED IMF 666 BM Owl Allah
they are the establishment since
everyone knows: Johnson, Salvini, Netanjahu, and Trump: they are persecuted by the establishment

Voto Gb: Corbyn, establishment ci teme
'Johnson con la Brexit vuole svendere i nostri servizi a Trump'
answer. ovviamente è Corbyn sharia OCI NWO FED IMF 666 BM Owl Allah
loro sono l'establishment dato che
tutti sanno: Johnson, Salvini, Netanjahu, e Trump: loro sono perseguitati dello establishment




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#.Xda8dSSCnGc.twitter
CHINA EU RUSSIA INDIA USA ] [ all the ARAB LEAGUE has stifled the peoples of the past: in the theology of substitution:

now, it's our turn: not to succumb to us too, to the wickedness of allah and its hypocrisy: with the Islamic murderers!

their destiny is to make or receive genocide: and there is no intermediate solution:

that's why they rejected me.

India: Agra could change its name

The city of the Taj Mahal will become Agravan

CINA UE RUSSIA INDIA USA ] [ tutta la LEGA ARABA ha soffocato i popoli predenti: nella teologia della sostituzione:
ora, è il nostro turno: per non soccombere anche noi, alla malvagità di allah e sua ipocrisia: con gli islamici assassini!
il loro destino è fare o ricevere il genocidio: e non c'é una soluzione intermedia:
ecco perché mi hanno respinto.
India: Agra potrebbe cambiare nome
La città del Taj Mahal diventerà Agravan

http://assembly.coe.int

PAX CSPBCSSMLNDSMDVRSNSMVSMQLIVB [MENE MENE TECHEL e PARSIN] ( Ave Maria serva madre e sorella nostra Ave Maria Santa madre nostra Ave ) https://voxnews.info/2019/11/21/sardine-eversive-minacciano-azioni-violente-per-fermare-salvini/

Sardine eversive minacciano azioni violente contro Salvini
PA School Operates Illegally in Israeli Territory https://unitedwithisrael.org/pa-school-operating-illegally-in-israeli-territory/#.Xda1YkfBlwc.twitter
UNAR UE: law 2048 of 2015 (assembly coe int)
in Bari in November 2014
in the project "generate non-violent cultures" an animated fairy tale is represented in nurseries and elementary schools: "in the role of Zaff" which is the story of a transgender child.
but if adolescence does not come, how does one know that one is transgender?
not even Stalin and Hitler had come to this point: to manipulate and corrupt such small children!

UNAR UE: legge 2048 del 2015 (assembly coe int)
a Bari nel novembre 2014
nel progetto "generare culture non violente" viene rappresentata, negli asili nido e scuole elementari una fiaba animata: "nei panni di Zaff" che è la storia di un bambino trasgender.
ma se non arriva la adolescenza come uno fa a sapere di essere trasgender?
neanche Stalin e Hitler erano giunti a tanto: manipolare e corrompere i bambini così piccoli!

http://assembly.coe.int








Del resto, chi manifesta per impedire agli altri di manifestare è violento in sé. Sono sempre gli stessi:




Il partito degli immigrati si schiera con le sardine: “Facciamo fuori Salvini”

https://voxnews.info/2019/11/21/sardine-eversive-minacciano-azioni-violente-per-fermare-salvini/




Il partito degli immigrati si schiera con le sardine: “Facciamo fuori Salvini” Tanti esponenti delle cosiddette ‘sardine’ hanno pubblicamente affermato di avere l’obiettivo di ‘fare fuori Salvini’. Ora, a questo movimento si accoda anche il ‘partito degli immigrati’. C’è un filo rosso che lega i gruppi delle cosiddette ‘sardine’ – mai animale fu scelto meglio a rappresentare una moltitudine di automi – nelle varie città d’Italia: sono … Leggi tutto


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versoercole.wordpress.com
Luigi Brugnaro e la Grande Massoneria Transgender – Seconda puntata

https://versoercole.wordpress.com/2015/07/03/luigi-brugnaro-e-la-grande-massoneria-transgender-seconda-puntata/




La strenua lotta del neosindaco di Venezia contro l’ideologia del gender si arricchisce di nuovi, spettacolari dettagli.
Vediamo cosa è accaduto dall’inizio della vicenda (che potete leggere qua) fino ad oggi, con l’incontro pubbico con Camilla Seibezzi – incontro al quale, ma guarda un po’, il sindaco non si è
presentato.
Immagine di http://www.vogliosposaretizianoferro.it

Innanzitutto, dopo aver dato una ripassata alle deliranti affermazioni di Brugnaro a VeneziaToday (deliranti dal punto di vista sintattico perfino più che di quello ideologico), vediamola, questa circolare con cui il sindaco ha invitato al ritiro dei libri prima ancora di pensare a formare la giunta.
 

 Dal profilo Facebook di Chiara Lalli.

Sì, avete letto bene: I LIBRI “GENDER”, GENITORE 1 E GENITORE 2.

Sapete cos’è questo?


Parole in libertà o Paroliberismo è uno stile letterario introdotto dal Futurismo in cui le parole che compongono il testo non hanno alcun legame sintattico-grammaticale fra loro e non sono organizzate in frasi e periodi. [Fonte: Wikipedia]

Sono un po’ stanco di ripeterlo, ma siccome qualcuno è duro di comprendonio, giova un ripasso:
La teoria/ideologia gender non esiste. È una leggenda metropolitana, è una teoria complottista. C’è gente che l’ha spiegato meglio di me, ad esempio qui o qui.
Non sono mai esistiti nessun genitore 1 e genitore 2. La fatidica disposizione di Camilla Seibezzi era di sostituire sui moduli di iscrizione alle scuole dell’infanzia le parole “mamma” e “papà” con “genitore”, esattamente come i moduli di iscrizione alle medie e alle superiori (per i quali non protesta nessuno). L’1 e il 2 sono un’invenzione dei giornalisti (o giornalai).
Ad ogni modo, non ci sono «libri “gender”, genitore 1 e genitore 2». È una definizione che non si può applicare ad alcun testo, men che meno presente negli asili veneziani (e le conseguenze di ciò le vediamo dopo).

Ma veniamo dunque a questi temibili testi. A questo punto vi sarà venuta la curiosità di sapere i titoli. Eccoli: Dal profilo Facebook di Camilla Seibezzi.

Paura, eh?
Vi invito a cercare titoli e autori su Google per sapere di cosa parlano, nel dettaglio, questi testi.
Vi anticipo che i libri che osano informare i bambini dell’esistenza delle famiglie omogenitoriali sono Piccolo uovo ed E con Tango siamo in tre.
Gli altri toccano i temi più vari, dalle diverse forme familiari (bambini adottati, genitori separati ecc.), all’approccio alla diversità (discriminazioni razziali/culturali, stereotipi di genere, disabilità), e alcuni non lo fanno neanche esplicitamente.

Cito un paio di titoli come esempio.
In Piccolo blu e piccolo giallo, i protagonisti sono delle semplici macchie di colore. Sono due “bambini” di colore diverso che, a furia di giocare insieme, diventano verdi e quando tornano nelle rispettive famiglie non vengono più riconosciuti dai genitori. Leggetela tutta qua.
In Buongiorno postino, un portapacchi distratto consegna figli a vari animali, ma a una coppia di pinguini (un maschio e una femmina, eh) consegna un uovo che, schiudendosi, rivela una piccola coccodrillina. Come la prendono? Dicono «Oh, si è sbagliato di nuovo!» e chiamando gli altri figli a conoscere la nuova sorellina scopriamo che il resto della prole è formata da una tartaruga, un uccello e altri animali consegnati “male”.
Poi c’è I cani non sono ballerine, che parla proprio di un cane che vuole fare la ballerina; Diverso come uguale, che presenta bimbi down, autistici, neri, ciechi, adottati, musulmani; I papà bis, sul difficile rapporto fra dei bambini e il nuovo compagno della madre…

Potrei andare avanti ancora, ma vi invitato nuovamente a cercaveli su Google e approfondire. Non c’è niente da nascondere.

Nel frattempo, la figura barbina esce fuori dai confini nazionali:



Sì: è davvero un articolo del Telegraph – e nemmeno troppo preciso, visto che anche loro parlano di «Gay parenting books», che è una definizione che si può applicare, come abbiamo visto, a una manciata di testi soltanto; ma d’altronde And Tango Makes Three è troppo noto, all’estero, per non surclassare in fama gli altri titoli.

Veniamo dunque all’atto finale (nel senso che è accaduto stamattina e più aggiornati di così non si può) di questa surreale pantomima veneziana.

Camilla Seibezzi aveva indetto per questa mattina un incontro a Venezia, aperto al pubblico, per parlare di questi libri e della censura in atto fin dal primo momento in cui vennero proposti, e lasciando la possibilità al pubblico di poter liberamente consultare i testi in questione.

L’invitato d’eccezione era ovviamente il nostro caro sindaco. E secondo voi Brugnaro si è presentato? Ovviamente no.
Be’, ma avrà almeno rilasciato un comunicato stampa precompilato con il consueto «non posso essere presente per altri impegni inderogabili blablabla»? Ovviamente no.
Ma accidenti, avrà almeno detto qualcosa su Twitter? Purtroppo sì, ieri: https://twitter.com/LuigiBrugnaro/status/616613949891592192

I libri gender.
I LIBRI GENDER.

Ecco, io direi di chiudere qui. Perché? Mi pare ovvio: non posso dire quello che penso davvero.
Perché quello che penso davvero implica la totale chiusura a qualsiasi dialogo con il sindaco.
Perché le basi di qualsiasi dialogo sono che si parli la stessa lingua, che si dia lo stesso valore alle parole e soprattutto che non le si inventino. E qui Brugnaro sta inventandosi di sana pianta qualcosa che non esiste.
I “libri gender” sono unicorni, cani a tre teste, ciclopi. A uno che vi chiede di ritirare dalle scuole degli unicorni, accusandovi di “arroganza culturale” se gli chiedete spiegazioni, cosa mai potete rispondergli?

Il lato positivo di questa specie di analfabetismo che affligge il neosindaco è che la surreale circolare in apertura post, riferendosi a cose inesistenti, può essere impugnata da legali per valutarne la (inesistente, direi) validità.

Ciò detto, vi rimando alla prossima esilarante puntata di Brugnaro contro il gIender.
Perché tanto ci sarà, una prossima puntata. Figuratevi se uno che all’assessorato ai Trasporti ci mette Boraso, che protestava contro il tram con il trattore, non ha in serbo per noi qualche altra sorpresa… https://versoercole.wordpress.com/2015/07/03/luigi-brugnaro-e-la-grande-massoneria-transgender-seconda-puntata/


P.S.: E infatti eccolo su Twitter.
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https://www.wired.it/attualita/politica/2015/03/13/teoria-del-gender/






wired.it
Cosa (non) è la teoria del gender - Wired
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16-22 minuti


No, l'ideologia del gender non esiste davvero. È una trovata propagandistica che distorce gli studi di genere

Si salvi chi può da coloro che, per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un’azione di indottrinamento gender. Il monito l’ha lanciato, a più riprese, il mondo cattolico.

Lo ha fatto, per esempio, il cardinale Angelo Bagnasco in apertura del Consiglio della Conferenza episcopale italiana. Il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria ha stilato addirittura un vademecum per difendersi dalla pericolosa introduzione nelle scuole italiane di percorsi formativi e di sensibilizzazione sul gender. Che si parli di educazione all’effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutto secondo loro concorre a un unico scopo: l’indottrinamento. E anche l’estrema destra a Milano (ma non solo) ha lanciato la sua campagna “contro l’aggressione omosessualista nelle scuole milanesi” per frenare eventuali seminari “diseducativi”.

La diffusione dell’ideologia gender nelle scuole, secondo ProVita onlus, l’Associazione italiana genitori, l’Associazione genitori delle scuole cattoliche, Giuristi per la vita e Movimento per la Vita, è una vera emergenza educativa. Perché in sostanza, dietro al mito della lotta alla discriminazione, in realtà spesso si nasconde “l’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia e la normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale”. Tanto che, nello spot che ProVita ha realizzato per promuovere la petizione contro l’educazione al genere, una voce fuori campo chiede “Vuoi questo per i tuoi figli?”. Ma cos’è la teoria/ideologia gender?

La teoria del gender
Non esiste. Nessuno, in ambito accademico, parla di teoria del gender. È infatti un’espressione usata dai cattolici (più conservatori) e dalla destra più reazionaria per gridare “a lupo a lupo” e creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe.

Significativa, per esempio, la posizione di monsignor Tony Anatrella che, nel libro La teoria del gender e l’origine dell’omosessualità, ci mette in guarda da questa fantomatica teoria, tanto pericolosa quanto oppressiva (più del marxismo), che si presenta sotto le mentite spoglie di un discorso di liberazione e di uguaglianza e vuole inculcarci l’idea che, prima d’essere uomini o donne, siamo tutti esseri umani e che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto storico e culturale. Un’ideologia (udite, udite) che pretende che i mestieri non abbiano sesso e che l’amore non dipenda dall’attrazione tra uomini e donne. Talmente perniciosa, da essersi ormai insediata all’Onu, all’Unesco, all’Oms, in Parlamento europeo.

“Ma non ha alcun senso parlare di teoria del gender e men che mendo di ideologia del gender”, sostiene Laura Scarmoncin, che studia Storia delle donne e di genere alla South Florida University. “È un’arma retorica per strumentalizzare i gender studies che, nati a cavallo tra gli anni 70/80, affondano le loro radici nella cultura femminista che ha portato il sapere creato dai movimenti sociali all’interno dell’accademia. Così sono nati (nel mondo anglosassone) i dipartimenti dedicati agli studi di genere” e poi ai gay, lesbian e queer studies.

In sostanza, come spiega Sara Garbagnoli sulla rivista AG About Gender, la teoria del gender è un’invenzione polemica, un’espressione coniata sul finire degli anni ’90 e i primi 2000 in alcuni testi redatti sotto l’egida del Pontificio consiglio per la famiglia con l’intento di etichettare, deformare e delegittimare quanto prodotto in questo campo di studi. Poi ha avuto una diffusione virale quando, in particolare negli ultimi due-tre anni, è entrata negli slogan di migliaia di manifestanti, soprattutto in Francia e in Italia, contrari all’adozione di riforme auspicate per ridurre le discriminazioni subite dalle persone non eterosessuali.

“È un blob di slogan e di pregiudizi sessisti e omofobi”. Un’etichetta fabbricata per distorcere qualunque intervento, teorico, giuridico, politico o culturale, che voglia scardinare l’ordine sessuale fondato sul dualismo maschio/femmina (e tutto ciò che ne consegue, come subordinazione, discriminazione, disparità, ecc.) e sull’ineluttabile complementarietà tra i sessi.

Secondo gli ideatori dell’espressione teoria/ideologia del genere, nasciamo maschi o femmine. Punto. Il sesso biologico è l’unica cosa che conta. L’identità sessuale non si crea, ma si riceve. E il genere è una fumisteria accademica, come scrive Francesco Bilotta, tra i soci fondatori di Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford.

In realtà gli studi di genere costituiscono un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul genere e sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche negando il diritto di cittadinanza ai non eterosessuali.

L’identità sessuale
Gli studi di genere non negano l’esistenza di un sesso biologico assegnato alla nascita, né che in quanto tale influenzi gran parte della nostra vita. Sottolineano però che il sesso da solo non basta a definire quello che siamo. La nostra identità, infatti, è una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.

Il sesso è determinato biologicamente: appena nati, cioè, siamo categorizzati in femmine o maschi in base ai genitali (a volte, però, genitali ambigui rendono difficile collocare il neonato o la neonata nella categoria maschio o femmina, si parla allora di intersessualità).

Il genere invece è un costrutto socioculturale: in altre parole sono fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a incasellarci in determinati ruoli (di genere) ritenuti consoni all’essere femminile e maschile. La categoria di genere ci impone, cioè, sulla base dell’anatomia macroscopica sessuale (pene/vagina) e a seconda dell’epoca e della cultura in cui viviamo, delle regole cui sottostare: atteggiamenti, comportamenti, ruoli sociali appropriati all’uno o all’altro sesso.

Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi. Non a caso nel tempo variano i modelli socioculturali, e di conseguenza le cornici di riferimento entro cui incasellare la propria femminilità o mascolinità.

L’identità di genere riguarda il sentirsi uomo o donna. E non sempre coincide con quella biologica: ci si può, per esempio, sentire uomo in un corpo da donna, o viceversa (si parla in questo caso di disforia di genere).

Altra cosa ancora è l’orientamento sessuale: l’attrazione cioè, affettiva e sessuale, che possiamo provare verso gli altri (dell’altro sesso, del nostro stesso sesso o di entrambi).



Educare al genere
“Nelle nostre scuole – sottolinea Nicla Vassallo, ordinario di filosofia teoretica all’Università di Genova – a differenza di quanto si è fatto in altri Paesi, non c’è mai stata una vera e propria educazione sessuale e anche per questo l’Italia è arretrata rispetto alla considerazione delle categorie di sesso e genere. Eppure, educare i genitori e dare informazioni corrette agli insegnanti affinché parlino in modo ragionato, e non dogmatico, di sesso, orientamento sessuale, identità e ruoli di genere, a figli e scolari è molto importante perché sono concetti determinanti per comprendere meglio la nostra identità personale. E per essere cittadini occorre sapere chi si è”.

Educare al genere (come si legge nel bel saggio Educare al genere) significa, in fondo, sostenere la crescita psicologica, fisica, sessuale e relazionale, affinché i bambini e le bambine di oggi possano progettare il proprio futuro al di là delle aspettative sulla mascolinità e la femminilità.

Basti pensare, come scrivono le curatrici nell’introduzione, all’appellativo effeminato che viene usato per descrivere quegli uomini che non si comportano da “veri maschi” (coraggiosi, determinati , tutti di un pezzo, che non devono chiedere mai) e danno libero sfogo alle emozioni tradendo lo stereotipo dominante. E la scuola può (deve) avere un ruolo fondamentale per scalfire gli stereotipi di genere, ancora fin troppo radicati nella nostra società, offrendo a studenti e studentesse gli strumenti utili e necessari per diventare gli uomini e le donne che desiderano.

Educare al genere significa dunque interrogarsi sul modo in cui le varie culture hanno costruito il ruolo sociale della donna e dell’uomo a partire dalle caratteristiche biologiche (genitali). Contrastare quegli stereotipi e quei luoghi comuni, socialmente condivisi, che finiscono col determinare opportunità e destini diversi a seconda del colore del fiocco (rosa o azzurro) che annuncia al mondo la nostra nascita.

Concedere diritto di cittadinanza ai diversi modi di essere donna e uomini. E significa anche riflettere “sul fatto che le attuali dicotomie di sesso (maschio/femmina) e di genere (uomo/donna) non sono in grado, di fatto, di descrivere la complessità della realtà” sottolinea Vassallo. E dietro questa consapevolezza non ci sono le famigerate lobby Lgbt, ma decenni di studi interdisciplinari.

A scuola per scalfire stereotipi e pregiudizi
Trasmettere ai bambini e alle bambine, attraverso alcune attività ludico-didattiche, il valore delle pari opportunità e abbattere tutti quegli stereotipi che, fin dalla più tenera età, imprigionano maschi e femmine in ruoli predefiniti, granitici, e sono alla base di molte discriminazioni, è l’obiettivo del progetto Il gioco del rispetto.

Dopo la fase pilota dello scorso anno, sta per partire in alcune scuole dell’infanzia del Friuli Venezia Giulia. Accompagnato però da non poche polemiche alimentate, ancora una volta, da chi vuole tenere lontano dalle scuole l’educazione al genere. Come se possa esserci qualcosa di pericoloso nell’illustrare (lo fa uno dei giochi del kit didattico) un papà alle prese con il ferro da stiro e una mamma pilota d’aereo. Alcuni l’hanno definito “una pubblica vergogna”, un tentativo di “costruire un mondo al contrario“, l’ennesima propaganda gender, “lesivo della dignità dei bambini” e inopportuno, perché non avrebbe senso sensibilizzare i bambini contro la violenza sulle donne, “come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore“.

Eppure, poter riflettere sugli stereotipi sessuali, combattere i pregiudizi, sviluppare consapevolezza dei condizionamenti storico-culturali che riceviamo, serve anche a prevenire comportamenti violenti e porre le basi per una società più civile.

Le esperienze italiane
Lungo lo Stivale sono diversi i progetti che si prefiggono di abbattere pregiudizi e stereotipi in classe. Per esempio, l’associazione Scosse ha promosso l’anno scorso a Roma La scuola fa differenza, per colmare, attraverso percorsi formativi rivolti a educatori e insegnanti dei nidi e delle scuole dell’infanzia, le carenze del nostro sistema scolastico in merito alla costruzione delle identità di genere, all’uso di un linguaggio non sessista e al contrasto alle discriminazioni. Da diversi anni lo fa anche la Provincia di Siena nelle scuole di ogni ordine e grado.

Così come “da un po’ di anni ”, spiega Davide Zotti, responsabile nazionale scuola Arcigay, “attività di prevenzione dell’omofobia e del bullismo omofobico sono organizzate nelle scuole italiane da Arcigay, Agedo e altre associazioni, attraverso percorsi di educazione al rispetto delle persone omosessuali”.

In Toscana, per esempio, la Rete Lenford ha coordinato una rete di associazioni impegnate in percorsi didattici contro le violenze di genere e il bullismo omotransfobico, per una scuola inclusiva. E a Roma l’Assessorato alla scuola, infanzia, giovani e pari opportunità ha promosso, in collaborazione con la Sapienza, il progetto lecosecambiano@roma, rivolto alle studentesse e agli studenti degli istituti superiori della Capitale. Apripista, però, è stato il Friuli Venezia Giulia, dove da cinque anni Arcigay e Arcilesbica portano avanti il progetto A scuola per conoscerci, che nel 2010 ha ricevuto l’apprezzamento da parte del Capo dello Stato, per il coinvolgimento degli studenti nella formazione civile contro ogni forma di intolleranza e di discriminazione.

Inoltre, il ministero per le Pari opportunità e l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali a difesa delle differenze) hanno elaborato una strategia nazionale per la prevenzione, rispondendo a una raccomandazione del Consiglio d’Europa di porre rimedio alle diffuse discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere (nelle scuole, nel mondo del lavoro, nelle carceri e nei media). In quest’ambito, l’Istituto Beck ha realizzato degli opuscoli informativi per fornire ai docente strumenti utili per educare alla diversità, facendo riferimento alle posizioni della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi dell’orientamento sessuale e del bullismo omofobico. E sono stati organizzati dei corsi di formazione per tutte le figure apicali del mondo della scuola, al fine di contrastare e prevenire la violenza, l’esclusione sociale, il disagio e la dispersione scolastica legata alle discriminazioni subite per il proprio orientamento sessuale.

Da qui la levata di scudi contro l’ideologia gender che destabilizzerebbe le menti di bambini e adolescenti. Perché non solo tra moglie e marito, ma anche tra genitori e figli non si deve mettere il dito: guai a mettere in discussione la famiglia tradizionale e a istillare domande nella testa di bambini e adolescenti che abbiano a che fare con l’identità (sessuale), l’affettività o la sessualità.

Il genere come ideologia
“Se qualcuno del gender ha fatto un’ideologia è stata la Chiesa cattolica”. Non ha dubbi in proposito la Vassallo che, nel suo ultimo libro Il matrimonio omosessuale è contro natura (Falso!), ci mette in guardia dall’errore grossolano di far coincidere la femmina (quindi il sesso, categoria biologica) con la donna (il genere, categoria socioculturale), o il maschio con l’uomo: negando, in questo modo, identità e personalità a ogni donna e a ogni uomo.

“Nei secoli, infatti, la Chiesa cattolica ha costruito l’idea che uomo e donna siano complementari e si debbano accoppiare per riprodursi”. Questo, in pratica, sarebbe il solo ordine naturale possibile. “Invece, se oggi parliamo di decostruzione del genere, non lo facciamo per una presa di posizione ideologica, ma partendo dalla costatazione che, di fatto, non ci sono solo due sessi (ce lo dice la biologia, si pensi all’intersessualità), ci sono più generi e non c’è un unico orientamento sessuale: ovvero quello eterosessuale, che la Chiesa ha sempre promosso, etichettando come contro natura quello omosessuale”.

Ma la natura non è omofoba. Anzi. Nel libro In crisi d’identità, Gianvito Martino, direttore della divisione di Neuroscienze del San Raffaele di Milano, spiega (e documenta) che è un gran paradosso etichettare l’omosessualità, ma anche il sesso non finalizzato alla riproduzione, come contro natura. Ci sono infatti organismi bisessuali, multisessuali o transessuali, la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro sopravvivenza. Additare quindi come contro natura certi comportamenti significa ignorare la realtà delle cose, scegliendo deliberatamente di essere contro la natura.

“Inoltre, – aggiunge lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, ordinario di psicologia dinamica alla Sapienza di Roma – non solo ciò che è considerato caratteristico della donna o dell’uomo cambia nel corso della storia e nei diversi contesti culturali, ma anche il concetto di famiglia ha conosciuto e sempre più spesso conosce configurazioni diverse: famiglie nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte, ecc. Delegittimarle significa danneggiare le vite reali di molti genitori e dei loro figli. Ci sono molti modi, infatti, di essere genitori (e non tutti sono funzione del genere). Non lo affermo io, ma le più importanti associazioni scientifiche e professionali nel campo della salute mentale dopo più di quarant’anni di osservazioni cliniche e ricerche scientifiche, dall’American Academy of Pediatrics, alla British Psychological Society, all’Associazione Italiana di Psicologia”.

“In sostanza – conclude Lingiardi – adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori. Ciò di cui i bambini hanno bisogno è sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, responsabili. Una famiglia, infatti, non è soltanto il risultato di un accoppiamento riproduttivo, ma è soprattutto il risultato di un desiderio, di un progetto e di un legame affettivo e sociale”.

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https://www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/teoria-gender-diritti















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internazionale.it
Tutti pazzi per il gender
Chiara Lalli

19-25 minuti



31 marzo 2015 18:00


“La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. Negare che l’umanità è divisa tra maschi e femmine è sembrato un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza – e quindi possibilità di felicità – a tutti gli esseri umani. Nel caso della teoria del gender, all’aspetto negativo costituito dalla negazione della differenza sessuale, si accompagnava un aspetto positivo: la totale libertà di scelta individuale, mito fondante della società moderna, che può arrivare anche a cancellare quello che veniva considerato, fino a poco tempo fa, come un dato di costrizione naturale ineludibile”. A scriverlo è la storica Lucetta Scaraffia (”La teoria del ‘gender’ nega che l’umanità sia divisa tra maschi e femmine”, L’Osservatore Romano, 10 febbraio 2011).

Chi è che vuole negare l’esistenza e la differenza tra maschi e femmine? E quando sarebbe successo? Rispondere è facile: nessuno e mai. Tuttavia da qualche tempo è emersa questa strana e inesistente creatura, metà fantasia, metà film dell’orrore: è l’“ideologia del gender”. Non è facile individuarne la data di nascita, ma quello che è certo è che nelle ultime settimane la sua ombra minacciosa è molto invadente.

È buffo vedere quanta paura faccia il riflesso di quest’essere mostruoso (ma allucinatorio come Nessie), nato in ambienti angustamente cattolici, conservatori e ossessionati dalla perdita del controllo. Il controllo sulla morale, sul comportamento, sull’educazione e sul rigore feroce con cui si elencano le categorie del reale con la pretesa che siano immutabili e incontestabili in base a un argomento d’autorità: “È così perché lo diciamo noi”.

Questa perfida chimera che vorrebbe annientare le differenze sessuali si nutre della continua e intenzionale confusione tra il piano biologico (“per fare un figlio servono un uomo e una donna”) e quello sociale e culturale (“per allevare un figlio o per essere buoni genitori bisogna essere un uomo e una donna”). Come vedremo, perfino il piano biologico è meno rigido e, no, non significa che “non ci sono differenze biologiche tra uomo e donna” – nessuno lo ha mai detto.

Ma le Cassandre della “ideologia del gender” combattono contro un nemico che hanno immaginato, o che hanno costruito, stravolgendo il reale, per renderlo irriconoscibile e poterlo così additare come un mostro temibile (si chiama straw man ed è una fallacia molto comune: si prende un docile cane di piccola taglia e lo si trasforma in un leone famelico; poi si litiga con il padrone del cane e lo si accusa di irresponsabilità: “Girare con una bestia feroce in luoghi affollati e con tanti bambini!”). Perché essere tanto spaventati da esseri che non esistono e da ombre sulle pareti? Perché non girarsi per rendersi conto, finalmente, che va tutto bene?

Se state poco sui social network e scegliete bene le vostre letture forse non ne avete mai sentito parlare. Ma è sempre più improbabile che non ne sappiate nulla visto che lo scorso 21 marzo Jorge Maria Bergoglio ha detto che la “teoria del gender” fa confusione, è uno sbaglio della mente umana e minaccia la famiglia. “Come si può fare con queste colonizzazioni ideologiche?”, ha domandato.

Un paio di giorni dopo Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aggiunto che “l’ideologia del gender” si “nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione… ma in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un transumano in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. È addirittura una “manipolazione da laboratorio”. E poi si è rivolto accorato ai genitori: “Volete voi questo per i vostri figli?”. E qualche giorno più tardi ci è tornato il cardinale Carlo Caffarra, ricorrendo a una metafora oftalmica: “Esiste oggi una cataratta che può impedire all’occhio che vuole vedere la realtà dell’amore di vederlo in realtà. È la cataratta dell’ideologia del ‘gender’ che vi impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale: la preziosità e lo splendore della vostra femminilità e della vostra mascolinità”.

Minacce individuali e familiari, errori mentali, colonizzazioni ideologiche, furti di identità e di umanità, manipolazioni, cataratte: mai tanti e tali disastri erano stati attribuiti a qualcosa che non esiste.

“Maschio e femmina li creò” (Genesi)

Chi se la prende con la presunta “ideologia del gender”, come dicevo, confonde intenzionalmente i termini e i concetti per deriderli, banalizza le differenze per farne una caricatura, si ostina a non capire le questioni e invece di domandare spiegazioni si nasconde dietro una presuntuosa e rivendicativa ignoranza.

Ci sono molti esempi e vengono dalla cronaca (tra gli ultimi il gioco “porno” all’asilo di Trieste) o da documenti più o meno ufficiali (sempre di area ultraconservatrice e fortemente miope).

Eccone un altro esempio, forse più grave ancora perché Roberto Marchesini è psicologo e psicoterapeuta (“Il ragazzo curato a ormoni per diventare ragazza”, La Bussola Quotidiana, 9 marzo 2015): “Non importa se ci sono due cromosomi Y, o un cromosoma Y e due X: se c’è il cromosoma Y siamo maschi, punto. E non è questione di organi genitali: siamo maschi o femmine in tutto il nostro corpo, perché ogni cellula del nostro corpo ha quel benedetto cromosoma. Possiamo mutilarci, possiamo aggiungerci appendici siliconiche in ogni parte del corpo, depilarci, limarci la mascella e sottoporci a qualsiasi altra tortura, ma resteremo maschi. Senza genitali, magari, con protesi sul petto, ma sempre maschi. Quindi non è possibile che questo ragazzo diventi una ragazza. Qualcuno ha mentito ai genitori e a lui. […] È l’ideologia di genere che ci fa credere una cosa assurda, cioè che sia possibile ‘cambiare sesso’. Si chiama ideologia proprio per questo”. In questo caso la confusione è aumentata da possibili interventi (ormonali e chirurgici). Su questo torneremo.

Sempre a marzo, Paola Binetti era molto allarmata: “Presentata all’Onu richiesta di inserire movimento femminista e alle associazioni Lgbtq, nel quadro teorico e pratico del ‘sistema gender’” (5 marzo 2015, Twitter).

C’è anche il filosofo Diego Fusaro che, in occasione della polemica scatenata da Dolce & Gabbana, aggiunge un po’ di Asimov che ci sta sempre bene. Fusaro: “Dolce e Gabbana? Li attaccano perché ora c’è la prova. Gender, siamo all’ingegneria sociale”, 16 marzo 2015. Alla domanda, “Dopo tutte le polemiche gli asili nido di Trieste hanno fatto bene a fare retromarcia sui ‘giochi gender?’”, Fusaro risponde: “Ormai per manipolare bisogna partire anzitutto dai bambini. Siamo al cospetto di una vera e propria ingegneria sociale, è evidente, una mutazione antropologica direbbe Pasolini, si cerca di inculcare fin dalla giovane età che non esistono uomini e donne ma ognuno si sceglie il sesso che vuole. Tutto ciò per me è una sciocchezza, i sessi sono due, poi ci sono tutti gli orientamenti sessuali possibili, ma un omosessuale resta sempre un uomo così come una lesbica rimane sempre una donna”.

Ho già detto che nessuno vuole eliminare la differenza tra uomini e donne? È davvero un peccato che Fusaro abbia rinunciato al ruolo principale della filosofia: cercare di chiarire i termini e i concetti. Offrirsi cioè come uno strumento per capire meglio e non per mescolare le parole come si farebbe in un caleidoscopio, perché il risultato non è più colorato ma più annebbiato. Spesso completamente fuori fuoco.
Barcellona, Spagna, 16 luglio 2011. (Simona Pampallona)


“Non esistono uomini e donne”

Per capire come l’“ideologia del gender” rimescoli parole a caso – aspirando a sembrare qualcosa di sensato – dobbiamo fare una premessa.Le definizioni sono arbitrarie, ci servono per semplificarci la vita. Dovremmo sempre ricordarci però che la realtà è un insieme in cui i confini netti non esistono – ma esistono contiguità, sovrapposizioni, intrecci sui quali tracciamo linee e diamo definizioni – e che, più conosciamo più possiamo (o dobbiamo) specificare, come quando ci avviciniamo a qualcosa (sedia, tavolo, gioco: provate a dare una definizione necessaria e sufficiente e vi accorgerete che è meno facile di quanto possiate immaginare).

Ciò non significa che non esistono differenze o che sia tutto nella nostra testa (nella nostra percezione), almeno nella prospettiva realista. Significa che quello che osserviamo è più fluido di un interruttore che spegne e accende una luce.

Lo si dimentica a volte. Lo si rimuove sempre quando si parla di (ideologia del) gender.

La biologia, per cominciare, fa distinzioni meno nette rispetto ai termini maschio/femmina. In biologia ci sono i due estremi (M e F), ma ci sono anche molte possibilità intermedie. Esistono molti stadi di intersessualità, come l’ermafroditismo, la sindrome di Morris e quella di Swyer, e ci sono casi in cui è controversa la definizione di intersessualità, come la sindrome di Turner o di Klinefelter (si veda il film XXY). Anche alcune di queste condizioni sono definite patologiche (disordini di differenziazione sessuale o di sviluppo sessuale), ma pure definire una “patologia” non è così agevole come potrebbe sembrare.

Questo soltanto se parliamo di sesso, ovvero dell’appartenenza a un genere sessuale indicato come XX e XY (sono i cromosomi sessuali a distinguere, a un certo punto dello sviluppo embrionale, gli individui che saranno maschi da quelli che saranno femmine).

Sesso, identità di genere e ruoli, orientamenti e preferenze sessuali

Se però cominciamo a parlare di identità di genere, di ruoli e di orientamenti sessuali le cose si complicano ulteriormente. Si può essere di sesso M e avere una identità sessuale maschile oppure femminile (oppure ambigua, oscillante, cangiante). Nulla di tutto questo è intrinsecamente patologico o sbagliato e soprattutto ciò che è femminile e maschile è profondamente determinato culturalmente, tant’è che i ruoli maschili e femminili cambiano nel tempo e nello spazio.

Il rosa non è intrinsecamente un colore da femmine (F), almeno lo è in modo diverso rispetto all’avere o no l’utero, anche se si può essere donne – in un senso meno claustrofobico della riduzione del ruolo femminile a un patrimonio cromosomico o al possesso di alcuni organi sessuali – senza averlo: perché sei nata senza, perché te l’hanno tolto, perché eri nata come M ma la tua identità di genere è femminile.

I ruoli sono il risultato di stratificazioni lunghe e tortuose e non rappresentano qualcosa di immobile e determinato per sempre, né tanto meno quello che è giusto e buono (trasformare tutto questo in “mica pretenderete che due uomini si riproducano?” è un problema di chi equivoca così malamente e non del gender).

Poi ci sono le preferenze o gli orientamenti sessuali: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, queer, eccetera. Ci sono anche gli asessuali (in Giappone le percentuali di individui non interessati alle relazioni affettive e sessuali sono altissime) e ovviamente ci sono i casti, non per mancanza di interesse sessuale ma per un fioretto come Sophia Loren in Ieri, oggi e domani, oppure per un voto di castità meno temporaneo.

Gender studies

“Ideologia del gender” (cioè del genere sessuale) non vuol dire nulla. È come dire ideologia del sapone o del cielo. Tra l’altro è ancora più insensato se si pensa che è attribuita a chi vuole alleggerire la pressione del dover essere – perciò in caso dovrebbe essere “anarchia del gender”, o “relativismo del gender” visto che per alcuni è un insulto essere relativista (anche questo rasenta l’insensatezza, soprattutto se ci ricordiamo che l’alternativa è l’imposizione e il dogmatismo).La sfumatura di imposizione che si vuole attribuire, dal sapore complottista, suona davvero strana perché imporre un giogo meno stretto è un po’ bizzarro.

Sono quelli che strepitano contro la temibile “ideologia del gender” che vogliono imporre decaloghi e regole rigide e stabilite da loro – mentre i gender studies si muovono in un dominio di libertà, in una fluidità dei modelli (individuali e familiari); sono per la loro desacralizzazione e per i diritti per tutti. Basta cercare su Google. Basterebbe anche solo leggere il recente documento approvato dall’Associazione italiana di psicologia che ha l’intento di “rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane” e di “chiarire l’inconsistenza scientifica del concetto di ‘ideologia del gender’”.

Non ha molto senso nemmeno il termine “omosessualismo”, se non in un senso di scherno e di intenzionale disprezzo. Peggio di “frocio”, perché almeno frocio è limpidamente aggressivo (poi ovviamente l’offesa dipende dal contesto, dalle intenzioni dei mittenti e dallo spirito dei destinatari) mentre “omosessualista” ammicca a una correttezza formale e superficiale che nasconde la convinzione che tu faccia schifo e sia inferiore in quanto non eterosessuale – è l’“in-quanto” a essere sbagliato, sia in senso dispregiativo sia in senso adulatorio. Non c’è nessun merito a essere donna o lesbica. E non c’è nemmeno nell’essere omosessuale, casto o indeciso. Ma, è chiaro, non c’è nemmeno un demerito o un peccato.

C’è un altro termine che suscita reazioni scomposte: cisgender. È un termine usato per indicare la coincidenza tra il genere sessuale (M o F) e l’identità sessuale (maschile e femminile). Gli ottusi abituati a distinguere solo M e F come XX e XY (e a pensare come giusto solo l’orientamento eterosessuale, immaginato fisso e immobile come Aristotele pensava la sua cosmologia) ne sono spiazzati e reagiscono come si reagisce alle scuole medie davanti all’ignoto: ridono imbarazzati, giudicano quello che non sanno e non vogliono sapere come un capriccio di menti disturbate.

Rivendicano identità che nessuno vuole mettere in discussione – “io sono femmina!” – un po’ come succede quando si parla di matrimoni e di famiglie: “Volete distruggere la famiglia!”.Stanno cercando di fare il contrario di quanto è avvenuto con il termine queer: originariamente un insulto, è stato trasformato nel tempo fino a diventare una parola dal significato ampio ma essenzialmente non dispregiativo (ci sono i dipartimenti universitari queer e queer studies nelle università più prestigiose – si veda Yale, per esempio).

Ci sono poi ovviamente le patologie sessuali, le perversioni o le ossessioni, che sono indipendenti dall’essere M, F, eterosessuale o indeciso.
Bourges, Francia, 2012. (Simona Pampallona)


“On ne naît pas femme, on le devient”

Per fare un esempio cattolico ufficiale della miopia che caratterizza l’“ideologia del gender”, basta leggere il discorso del santo padre Benedetto XVI del 21 dicembre 2012, perché nonostante alcuni ci tengano a sottolineare che la loro avversione non c’entra con la religione, si parte sempre dalla dicotomia M e F (e spesso lì si rimane, come in un’inutile corsa sul posto):

“Egli [il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim] cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: ‘Donna non si nasce, lo si diventa’ (On ne naît pas femme, on le devient). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma ‘gender’, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: ‘Maschio e femmina Egli li creò’ (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più”.

Se non si riesce a sottrarci a questa visione semplicista e ingessata quando si parla di sesso (biologico), è inevitabile che quando è necessario introdurre la differenza tra gender, identità e ruolo di genere e preferenze sessuali l’effetto è quasi comico. È ovvio che de Beauvoir intendesse qualcosa di molto diverso da quanto Bernheim lascia intendere, proprio come chi oggi è tanto spaventato dal gender.

“Il gender è più pericoloso dell’Isis!”
Il comico muta in grottesco quando si azzardano metafore al rialzo: “L’ideologia del #gender è più pericolosa dell’Isis”, avverte durante la messa don Angelo Perego, parroco di Arosio (Como). E non è certo il primo né il più originle. Tony Anatrella, prete e psicoanalista, nella prefazione del volume Gender, la controverse denuncia la cultura di genere come un’ideologia totalitaria, più oppressiva e perniciosa dell’ideologia marxista.

L’elenco è molto lungo e poco fantasioso. Un capriccioso puntare i piedi contro la frammentazione di una realtà che non è mai stata monolitica (ma solo presentata come tale) e, inevitabilmente, contro la (ri)attribuzione dei diritti.

Sarebbe già abbastanza ingiustificabile usare fantasmi e spauracchi per limitare i diritti, soprattutto perché garantire diritti a tutti non li toglie a nessuno. Ma tutto questo rischia di diventare inutilmente crudele quando è diretto ai bambini e agli adolescenti – scenario non inverosimile se si pensa che uno dei luoghi di scontro è proprio la scuola.

Non solo: ritrovarsi con dei genitori che ti mandano a farti aggiustare se sei frocio o ridicolizzano la tua identità di genere (che non è come la vorrebbero loro o come dice il prete) “perché sei piccolo” è davvero penoso. Si sopravvive (non sempre), ma c’è un carico pesantissimo di dolore evitabile.“Chi difende i diritti del bambino diverso?”, domandava Paul B. Preciado in un articolo di due anni fa. “I diritti del bambino che vuole vestirsi di rosa. I diritti della bambina che sogna di sposarsi con la sua migliore amica. I diritti del bambino e della bambina queer, omosessuale, lesbica, transessuale o transgender. Chi difende i diritti del bambino di cambiare genere se lo desidera? Il diritto alla libera autodeterminazione del genere e della sessualità. Chi difende i diritti del bambino a crescere in mondo senza violenza di genere e senza violenza sessuale?”.

Dovremmo rispondere a tutte queste domande (dovrebbero provare a rispondere gli agitatori della “ideologia”), ricordando che “mio padre e mia madre durante la mia infanzia non proteggevano i miei diritti. Proteggevano le norme sessuali e di genere che loro avevano assorbito dolorosamente, attraverso un sistema educativo e sociale che puniva ogni forma di dissidenza usando la minaccia, l’intimidazione, la punizione, la morte”.


https://www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/teoria-gender-diritti

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