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RECUPERARE quale SOVRANITÀ MONETARIA?

https://italexit.it/il-manifesto/#sovranitamonetaria
RECUPERARE SOVRANITÀ MONETARIA ? questi babba-exit? non conoscono la sovranità monetaria di GIACINTO AURITI!

https://italexit.it/il-manifesto/#sovranitamonetaria
for giving the same answer to 3 friends?
twitter lgbtq requested the verification code on the mobile phone
RECOVER MONETARY SOVEREIGNTY ???????
  these babba-exit? they do not know the monetary sovereignty of GIACINTO AURITI!

per avere dato la stessa risposta a 3 amici? 
twitter lgbtq ha preteso il codice di verifica sul cellulare
RECUPERARE SOVRANITÀ MONETARIA ???????
 questi babba-exit? non conoscono la sovranità monetaria di GIACINTO AURITI!


RECUPERARE quale SOVRANITÀ MONETARIA?

No Europa per l’Italia – Italexit con Paragone è il partito di chi vuole liberare il nostro Paese dalla gabbia dell’Unione europea e della moneta unica.

Andrea

@andreasso1951 
Nasce “No Europa”, il nuovo partito di Paragone per l’Italexit | Il Primato Nazionale - COSA NE PENSATE? Datemi la vostra opinione
Nasce “No Europa”, il nuovo partito di Paragone per l’Italexit
Stamattina Gianluigi Paragone ha lanciato "No Europa per l'Italia", il suo nuovo partito per l'Italexit. Il Primato Nazionale
ilprimatonazionale.it

@giovann58134961 
non conosce la sovranità monetaria di Giacinto AURITI
ed allora è sempre un vino annacquato, farà del male alla LEGA e al FdI
Andrea 
@andreasso1951 
Non credo che abbiamo nulla da temere da parte di Paragone, spero che rompa le palle al Movimento

Menorah a nove braccia 
@giovann58134961 
@andreasso1951
President RIVLIN ] Twitter lgbtq mi impedisce di recuperare i miei dialoghi
ANDREA se tu non rispondevi al mio discorso?
io non avrei più potuto recuperarlo
https://italexit.it/il-manifesto/#sovranitamonetaria

Gli italiani si meritano un’Italia forte, libera e indipendente, che recuperi la propria sovranità e sia di nuovo capace di autodeterminarsi. 
Di fronte al fallimento del neoliberismo e della globalizzazione sfrenata, ora più che mai è necessario un radicale cambio di paradigma. 
C’è da cancellare gli effetti nefasti degli ultimi trent’anni di politiche antipopolari e ricostruire una società all’insegna dei diritti e dei valori della nostra Costituzione. 
Queste sono le nostre parole d’ordine per un’Italia che si desti dal torpore e sappia affrontare le sfide dei tempi a venire.
Sarà una strada dura, ma con l’aiuto di tutti ce la faremo. Riprendiamoci l’Italia! 


RECUPERARE LA SOVRANITÀ MONETARIA 

La sovranità monetaria è la base dell’indipendenza di una nazione: un Paese che sceglie di rinunciarvi sceglie di mettere il proprio futuro nelle mani dei “mercati”, 
cioè dei grandi potentati finanziari. 
Come dimostra la crisi profondissima in cui versa il Paese da anni, senza sovranità monetaria l’Italia non sarà mai in grado di rimettersi in piedi. 
Al recupero della sovranità monetaria si deve aggiungere una rivoluzione copernicana nel concepire la finanza pubblica. 


Questa non può più essere asservita a vincoli arbitrari stabiliti da entità sovranazionali prive di legittimità democratica, bensì deve porsi una serie di obiettivi concreti da raggiungere. 
Solo con una politica monetaria e fiscale al servizio delle esigenze della società italiana, la spesa e gli investimenti pubblici diventano funzionali a una prospettiva di crescita e sviluppo. 
Nella consapevolezza che un Paese in possesso della sovranità monetaria non deve preoccuparsi della carenza di denaro ma soltanto di impiegare al meglio tutti i fattori produttivi, è essenziale, perché lo Stato possa farsi realmente strumento per la realizzazione dei bisogni e delle ambizioni del nostro popolo, sia lasciarsi alle spalle una fiscalità opprimente e invasiva, sia perseguire con nettezza le forme peggiori di evasione e ricostruire la progressività dell’imposizione fiscale. 


RESTITUIRE AGLI ITALIANI CIÒ CHE È LORO 

A fare la fortuna dell’Italia nel secondo dopoguerra fu il connubio della piccola e media impresa con le banche pubbliche, la grande industria di Stato e la pubblica amministrazione (istruzione, trasporti, sanità ecc.). 
Negli ultimi decenni tutte queste realtà faticosamente costruite con soldi pubblici – cioè con la ricchezza di tutti – sono state progressivamente privatizzate. Persino dei monopoli naturali come la rete autostradale e le reti energetiche sono stati smembrati e consegnati nelle mani di spregiudicati “prenditori”, 
che ne hanno ricavato rendite e profitti a scapito della qualità e dei costi dei servizi, dunque a scapito di tutta la collettività. È ora di restituire al popolo ciò che è suo, riportando questi settori sotto il controllo pubblico. 


UN PIANO DI RINASCITA INDUSTRIALE 


Il nostro Paese deve tornare a essere un’orgogliosa potenza industriale, che scommetta su qualità e innovazione per competere efficacemente sul piano internazionale. 
Allo Stato spetta un ruolo da protagonista in questo processo, non soltanto attraverso partecipazioni dirette al nuovo tessuto produttivo ma anche sostenendo adeguatamente il sistema della ricerca che traina l’innovazione tecnologica. È importante chiarire che l’espansione dell’industria pubblica è anche il presupposto di un settore privato dinamico e competitivo: non è un caso che storicamente sia stata la politica industriale a determinare un significativo indotto “a cascata” sulle piccole e medie imprese, facendo da volano anche agli investimenti privati. A questo scopo è inoltre necessario snellire gli oneri burocratici a carico delle aziende e dei professionisti, mettendo a disposizione delle imprese un sistema efficace che si lasci alle spalle inefficienze e cavillosità amministrative. 
Più in generale, bisogna ripartire dalla consapevolezza per cui il tessuto produttivo di un Paese può fiorire solo laddove lo Stato intervenga per creare un circolo economico virtuoso, anche attraverso la promozione della piena e buona occupazione e il sostegno alla domanda interna. 


PER LA SOVRANITÀ ALIMENTARE 


Proporre un modello alternativo alla globalizzazione sfrenata significa innanzitutto contrastare la logica mercantilista che distrugge la domanda interna e impone alle nostre aziende di rivolgersi al mercato estero. 
Questo fenomeno è particolarmente evidente nel settore primario: le eccellenze enogastronomiche che il mondo ci invidia sono diventate negli anni sempre meno ordinarie sulle tavole degli italiani. 
Sono state rimpiazzate da prodotti di bassa qualità e materie prime importate che, non dovendo sottostare a regolamenti e controlli, strozzano gli agricoltori e gli allevatori nostrani e li costringono a una competizione al ribasso che non si può e non si deve sostenere. 
Un’Italia che voglia davvero dirsi sovrana deve essere in grado di garantirsi la sovranità alimentare. 
Cosa che naturalmente non significa rifugiarsi in un’anacronistica autarchia, bensì sostenere le imprese del settore e far sì che gli italiani siano i primi a poter beneficiare dei frutti della propria terra. 


LAVORO PER TUTTI 


Impossibile? Solo se si crede che il lavoro sia solo quello creato dal settore privato. Ovviamente quest’ultimo ha un ruolo cruciale da giocare in un’economia dinamica, ma i processi di automazione e di robotizzazione implicano che saranno sempre meno i lavori che il settore privato sarà in grado di offrire. Dobbiamo dunque rassegnarci alla disoccupazione o al massimo a ricevere un reddito di sussistenza dallo Stato? Assolutamente no. Infatti non solo siamo drammaticamente a corto di organico nei tradizionali settori pubblici, in particolare sanità e istruzione, ma esistono un’infinità di lavori potenziali – e assolutamente necessari – da creare nei campi della riconversione ecologica, dell’urbanistica, delle infrastrutture, dell’assistenza sociale oltre che nei nuovi distretti industriali da lanciare. 
Va da sé che molti di questi lavori, poiché richiedono cospicui investimenti che non garantiscono utili monetari nell’immediato ma offrono grandi “utili sociali”, può crearli solo lo Stato. 
Una buona e piena occupazione è possibile ed è necessaria allo scopo di rilanciare la domanda interna, ripristinando il circolo virtuoso fra pubblico e privato che è stato distrutto dall’ideologia neoliberista. 


I CONFINI NAZIONALI, BALUARDO DELL’AUTODETERMINAZIONE 


I confini nazionali sono qualcosa di imprescindibile per la definizione stessa di Stato: averne un controllo capillare non può che essere una priorità per una politica degna di questo nome. 
La regolazione dei flussi migratori è necessaria innanzitutto per tutelare la coesione sociale di un Paese. Se è vero che nei momenti di crescita un’immigrazione – ben modulata – costituisce una risorsa preziosa, non c’è dubbio che durante le contrazioni del ciclo economico questa possa innescare drammatiche conseguenze sociali. Vale poi la pena soffermarsi su una riflessione: sebbene uno Stato d’arrivo che disponga della sovranità monetaria abbia tutti gli strumenti per garantire la piena occupazione e possa trarre il massimo profitto dal processo migratorio, gli Stati di partenza rimangono comunque piagati dal dramma dell’emigrazione di massa. 
Questi Paesi, perlopiù vittime del giogo neocoloniale, vengono in questo modo depauperati dell’unica ricchezza rimasta a loro disposizione: i giovani. 
Oggi la lotta per l’autodeterminazione dei popoli passa proprio attraverso il controllo dei confini, esercitato nei confronti di merci, persone e capitali. Gestirli accuratamente non significa solo salvaguardare le identità e le culture nazionali, ma vuol dire soprattutto difendere l’insindacabile diritto di tutti gli uomini di poter vivere nel proprio Paese. Al controllo dei confini deve accompagnarsi l’impegno per la massima integrazione possibile degli stranieri che lavorano nel nostro Paese, a tutela sia degli immigrati che della costruzione di un mercato del lavoro trasparente e non duale, coerente con l’obiettivo della piena occupazione. 


SULLA SALUTE NON SI LUCRA 


È prioritario invertire la rotta del processo ventennale di smantellamento del Servizio sanitario nazionale (SSN). Bisogna dire basta a esternalizzazioni, privatizzazioni e sovvenzioni alla sanità privata per rilanciare con vigore quella pubblica. 


Va ripristinato il diritto a cure gratuite di alta qualità per tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale, non solo come sacrosanto principio etico e costituzionale ma anche come necessità di sicurezza nazionale. È proprio di fronte alle emergenze infatti che si manifesta tutta l’importanza di un sistema di salute pubblica, vera spina dorsale su cui si regge l’intera società. 
A tutto questo si deve affiancare una riflessione più ampia circa gli innumerevoli impatti sulla salute di un sistema che ha messo per troppi anni il profitto davanti a ogni altro valore. 
Fra le tante scelte figlie di questa logica che rischiano di rivelarsi nocive per l’interesse comune, ne è emersa soprattutto una negli ultimi anni: 
l’adozione acritica da parte del nostro Paese delle infrastrutture telecomunicative 5G. 


Una scelta sconsiderata e imprudente che fa scempio di qualsivoglia principio precauzionale sia in termini di salute pubblica che di collocazione geostrategica. 
Altra questione cruciale e volutamente esclusa dal dibattito politico è quella dell’obbligatorietà vaccinale: temi di questo calibro non possono essere risolti solo attraverso le imposizioni di uno scientismo ideologico e totalitario, dietro al quale spesso e volentieri si nascondono grandi interessi economici. Su questo così come su altri temi delicati bisogna rilanciare una sana dialettica che sappia coinvolgere l’opinione pubblica in una riflessione aperta sugli aspetti scientifici, giuridici ed etici di queste tematiche. 


UN APPROCCIO RADICALE ALLA CRISI AMBIENTALE 


La crisi ambientale che stiamo affrontando a livello planetario è una delle conseguenze più disastrose della globalizzazione sfrenata. Per uscirne occorre adottare nuovi paradigmi che scalzino il dogma economicista e riportino al centro il benessere collettivo, prestando particolare attenzione alla salvaguardia di tutto il patrimonio naturale, da quello paesaggistico a quello boschivo, in modo da poterlo tramandare alle future generazioni. Coniugare le esigenze ecologiste a tutela dell’ambiente con quelle sociali a tutela del lavoro è una sfida complessa che può essere affrontata soltanto da uno Stato che disponga della sovranità monetaria.
Serve quindi sviluppare una visione strategica lungimirante e pianificare una politica industriale che porti alla costruzione di un innovativo tessuto produttivo che sia realmente ecosostenibile. 
Mentre oggi il costo dell’improrogabile transizione ecologica viene regolarmente scaricato sulle spalle delle fasce più fragili della popolazione, occorre acquisire la consapevolezza che questo rinnovamento in chiave verde può rappresentare, anche attraverso un vero e proprio piano del lavoro ambientale, il volano per rilanciare uno sviluppo finalmente sostenibile che traini la crescita e migliori davvero le condizioni di vita di tutti i cittadini.





OLTRE LA UE, PER UNA REALE COLLABORAZIONE EUROPEA 




È ormai sotto gli occhi di tutti come il processo di integrazione economica europea, lungi dal promuovere «un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa», 
abbia enormemente acuito le divergenze intraeuropee, 
causando una diffusa devastazione sociale e fomentando sentimenti di rivalità tra Stati che non si vedevano dai tempi della seconda guerra mondiale. Questo rappresenta un ostacolo alla cooperazione multilaterale tra Paesi europei su temi cruciali quali la geopolitica, la gestione dei fenomeni migratori e la questione climatica. 
Abbandonare la moneta unica non comprometterebbe questo tipo di cooperazione; al contrario, mettere i singoli Stati nelle condizioni di poter tornare a operare nell’interesse dei cittadini rappresenta la conditio sine qua non per il rinnovamento del progetto europeo su basi radicalmente diverse, cioè sulla libera cooperazione tra i popoli d’Europa fondata sul rispetto delle prerogative sovrane e democratiche di ciascun Paese. 
Solo in quest’ottica è possibile reimmaginare l’Europa come uno spazio di pace, di cooperazione e di democrazia, ma anche di rispetto della pluralità e della diversità delle varie comunità nazionali e dei vari sistemi economici e produttivi. 


UNISCITI A NOI!


@andreasso1951
·10h

Buongiorno fratelli e sorelle italiane ovunque voi siate nel mondo uniti dal tricolore, sia per tutti noi e per i nostri cari una serena giornata italiana


  
@giovann58134961
·3h

Salvini: “La Basilicata non è più una regione covid free: grazie a questo governo criminale, ben 22 immigrati (certificati negativi) trasferiti nei centri di accoglienza sono risultati positivi(in realtà). Italiani in quarantena per mesi, clandestini infetti liberi di sbarcare.



Roberto Pompili #Q #WWG1WWA

@RobertoPompili4
·1h

Non facciamo qualcosa per questo governo complice di invasione?




giovanni  paolo

@giovann58134961 
le opposizioni devono fare esposti in procura


Roberto Pompili #Q #WWG1WWA

@RobertoPompili4 
Dovremmo processarli in piazza!!!

giovanni  paolo

@giovann58134961 

hanno abolito tutte le sedi politiche comunali e provinciali! per impedire di organizzarci
Roberto Pompili #Q #WWG1WWA

@RobertoPompili4 
Si potrà fare ugualmente!!! 
giovanni  paolo

@giovann58134961 

il popolo si deve svegliare.. ma, con il reddito di cittadinanza li hanno narcotizzati

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA

@RobertoPompili4 
Ora l'Europa chiederà di toglierlo! Sono curioso di vedere come reagiranno!

@andreasso1951

In risposta a 
@RobertoPompili4 e 
@giovann58134961
Cosa vuoi che reagiscano questi inutili insetti.Ciao Fratello buona serata
5:49 PM · 23 lug 2020·Twitter for iPad

Andrea @andreasso1951
· 
Buongiorno fratelli e sorelle italiane ovunque voi siate nel mondo uniti dal tricolore, sia per tutti noi e per i nostri cari una serena giornata italiana
GIF

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA
@RobertoPompili4
· 
Buon pomeriggio a te fratello! 

 Menorah a nove braccia
paolo
@giovann58134961
· 
Salvini: “La Basilicata non è più una regione covid free: grazie a questo governo criminale, ben 22 immigrati (certificati negativi) trasferiti nei centri di accoglienza sono risultati positivi(in realtà). Italiani in quarantena per mesi, clandestini infetti liberi di sbarcare.

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA
@RobertoPompili4
· 
Non facciamo qualcosa per questo governo complice di invasione?

 Menorah a nove braccia
paolo
@giovann58134961
· 
le opposizioni devono fare esposti in procura

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA
@RobertoPompili4
· 
Dovremmo processarli in piazza!!!

Bandiera italiana
 Menorah a nove braccia
paolo
@giovann58134961 
hanno abolito tutte le sedi politiche comunali e provinciali! per impedire di organizzarci

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA
@RobertoPompili4
· 
Si potrà fare ugualmente!!!

giovanni
Croce ortodossa

paolo @giovann58134961
· 
il popolo si deve svegliare.. ma, con il reddito di cittadinanza li hanno narcotizzati

Roberto Pompili #Q #WWG1WWA
@RobertoPompili4 
Ora l'Europa chiederà di toglierlo! Sono curioso di vedere come reagiranno!

Andrea  @andreasso1951
In risposta a
@RobertoPompili4
e
@giovann58134961
Cosa vuoi che reagiscano questi inutili insetti.Ciao Fratello buona serata
5:49 PM · 23 lug 2020·Twitter for iPad
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ASYLUM SEEKER BREPS 11 YEARS OLD CHILD: "IF YOU FREE MYSELF, I'LL GIVE MY PAYMENT" JULY 23, 2020 A Somali asylum seeker who raped and sexually molested two children aged 11 and 12 in the Swedish city of Upplands Väsby was arrested by the citizens. In November last year, a 12-year-old boy was threatened with a knife and raped. After being raped, the boy offered his attacker his weekly allowance to release him. The suspect took the money and let go of the boy. The police, as now happens in many European countries when it comes to immigrants, had investigated in an incisive way. https://voxnews.info/2020/07/23/richiedente-asilo-stupra-bimbo-di-11-anni-se-mi-liberi-ti-do-la-mia-paghetta/ A few weeks later, an 11-year-old boy had thus been attacked in the same city. From the same refugee. This time the victim had managed to escape and run home to his parents. The parents not only called the police, but aware that they would do nothing, they went out and hunted the African pedophile: taken The 16-year-old suspect is a Somali citizen and arrived in Sweden in 2017 with his family. The famous 'humanitarian corridors'. He is suspected of having committed 35 different crimes, including assault, threats and burglary. He had even been taken over by social services, despite which he was able to rape and sexually assault two children. Thanks to DNA evidence, he was stuck. He is now accused of child rape, sexual harassment and illegal threat. As part of the accusation, his mental state will be assessed by a psychiatrist.

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