questa NON è una testata giornalistica

Cerca nel blog

Translate

http://assembly.coe.int

PAX CSPBCSSMLNDSMDVRSNSMVSMQLIVB [MENE MENE TECHEL e PARSIN] ( Ave Maria serva madre e sorella nostra Ave Maria Santa madre nostra Ave ) https://voxnews.info/2019/11/21/sardine-eversive-minacciano-azioni-violente-per-fermare-salvini/

Sardine eversive minacciano azioni violente contro Salvini
PA School Operates Illegally in Israeli Territory https://unitedwithisrael.org/pa-school-operating-illegally-in-israeli-territory/#.Xda1YkfBlwc.twitter
UNAR UE: law 2048 of 2015 (assembly coe int)
in Bari in November 2014
in the project "generate non-violent cultures" an animated fairy tale is represented in nurseries and elementary schools: "in the role of Zaff" which is the story of a transgender child.
but if adolescence does not come, how does one know that one is transgender?
not even Stalin and Hitler had come to this point: to manipulate and corrupt such small children!

UNAR UE: legge 2048 del 2015 (assembly coe int)
a Bari nel novembre 2014
nel progetto "generare culture non violente" viene rappresentata, negli asili nido e scuole elementari una fiaba animata: "nei panni di Zaff" che è la storia di un bambino trasgender.
ma se non arriva la adolescenza come uno fa a sapere di essere trasgender?
neanche Stalin e Hitler erano giunti a tanto: manipolare e corrompere i bambini così piccoli!

http://assembly.coe.int








Del resto, chi manifesta per impedire agli altri di manifestare è violento in sé. Sono sempre gli stessi:




Il partito degli immigrati si schiera con le sardine: “Facciamo fuori Salvini”

https://voxnews.info/2019/11/21/sardine-eversive-minacciano-azioni-violente-per-fermare-salvini/




Il partito degli immigrati si schiera con le sardine: “Facciamo fuori Salvini” Tanti esponenti delle cosiddette ‘sardine’ hanno pubblicamente affermato di avere l’obiettivo di ‘fare fuori Salvini’. Ora, a questo movimento si accoda anche il ‘partito degli immigrati’. C’è un filo rosso che lega i gruppi delle cosiddette ‘sardine’ – mai animale fu scelto meglio a rappresentare una moltitudine di automi – nelle varie città d’Italia: sono … Leggi tutto


Sardine eversive minacciano azioni violente contro Salvini
Novembre 21, 2019
L’Imam di Torino dietro la tratta dei clandestini islamici in Italia
Novembre 21, 2019
Islamico preparava strage: lavorava in scuola elementare
Novembre 21, 2019
L’ultimo comunista: “Sardine arma di distrazione di massa contro il popolo”
Novembre 21, 2019
Sinistra brinda alla morte dei poliziotti: “Se la sono cercata” – VIDEO CHOC
Novembre 21, 2019
Le sardine finiscono nella rete: raduno anti Salvini diventa un flop – FOTO
Novembre 21, 2019
Raggi esulta: cambiati i nomi delle vie intitolate ai firmatari del Manifesto della Razza Novembre 21, 2019
MES, Conte ha mentito: le banche tedesche vogliono i risparmi degli italiani
Novembre 21, 2019
Governo prepara la sanatoria di massa dei clandestini: e via libera a navi ONG
Novembre 21, 2019
Grillini in fuga dagli elettori: su Rousseau la chiamano ‘pausa elettorale’
Novembre 21, 2019
74 clandestini dal Bangladesh a Lampedusa: non li respingono!
Novembre 21, 2019
C’è il PD dietro le sardine: si vergognano del proprio simbolo
Novembre 21, 2019
Rackete torna in Italia e va in tour, non in galera
Novembre 21, 2019
2 Ong, catalana e francese, verso l’Italia con 200 clandestini
Novembre 21, 2019
ONG: “Piscio infetto dei migranti scaricato in Italia, a bordo sapevano tutti” – VIDEO Novembre 21, 2019
Profughi delusi: “In Italia si sta come in Libia” – VIDEO
Novembre 21, 2019
Volontario confessa: “Profughi fanno quello che vogliono”, assaltano auto e poliziotti inermi – VIDEO Novembre 21, 2019
Imam Milano schifa le donne: “Se le tocco mi devo lavare” – VIDEO
Novembre 21, 2019
Sbarcati almeno 50mila infetti in 2 anni: “non possiamo trattenerli” – VIDEO
Novembre 21, 2019
Parlamentari grillini contro Di Maio: fa interessi PD
Novembre 21, 2019
La storia strappalacrime di Luciana e Bonny, il ragazzo che l’Italia non vuole – VIDEO Novembre 21, 2019
Arrivano le Ong ed ecco l’ennesimo naufragio fantasma: “67 clandestini affogati”
Novembre 21, 2019
La sardine fanno flop: non si presenta nessuno a contestare Salvini – FOTO
Novembre 20, 2019
Le mani del PD sui conti correnti, Salvini: “E’ stato di polizia fiscale” – VIDEO
Novembre 20, 2019
A Milano i Rom occupano le case popolari e le rivendono a 3mila euro – VIDEO
Novembre 20, 2019
Così i 5S si sono arricchiti al governo: shopping di case per i parlamentari grillini
Novembre 20, 2019
Miliziani islamici abbattono aereo senza pilota italiano in Libia
Novembre 20, 2019
Torino, immigrati spacciano alla luce del sole
Novembre 20, 2019
Brumotti a Mestre: «Città invasa da spacciatori (AFRICANI), situazione drammatica» – VIDEO
Novembre 20, 2019
Sardina presa a calci per strada dal compagno egiziano: “Uccido voi carabinieri”
Novembre 20, 2019



versoercole.wordpress.com
Luigi Brugnaro e la Grande Massoneria Transgender – Seconda puntata

https://versoercole.wordpress.com/2015/07/03/luigi-brugnaro-e-la-grande-massoneria-transgender-seconda-puntata/




La strenua lotta del neosindaco di Venezia contro l’ideologia del gender si arricchisce di nuovi, spettacolari dettagli.
Vediamo cosa è accaduto dall’inizio della vicenda (che potete leggere qua) fino ad oggi, con l’incontro pubbico con Camilla Seibezzi – incontro al quale, ma guarda un po’, il sindaco non si è
presentato.
Immagine di http://www.vogliosposaretizianoferro.it

Innanzitutto, dopo aver dato una ripassata alle deliranti affermazioni di Brugnaro a VeneziaToday (deliranti dal punto di vista sintattico perfino più che di quello ideologico), vediamola, questa circolare con cui il sindaco ha invitato al ritiro dei libri prima ancora di pensare a formare la giunta.
 

 Dal profilo Facebook di Chiara Lalli.

Sì, avete letto bene: I LIBRI “GENDER”, GENITORE 1 E GENITORE 2.

Sapete cos’è questo?


Parole in libertà o Paroliberismo è uno stile letterario introdotto dal Futurismo in cui le parole che compongono il testo non hanno alcun legame sintattico-grammaticale fra loro e non sono organizzate in frasi e periodi. [Fonte: Wikipedia]

Sono un po’ stanco di ripeterlo, ma siccome qualcuno è duro di comprendonio, giova un ripasso:
La teoria/ideologia gender non esiste. È una leggenda metropolitana, è una teoria complottista. C’è gente che l’ha spiegato meglio di me, ad esempio qui o qui.
Non sono mai esistiti nessun genitore 1 e genitore 2. La fatidica disposizione di Camilla Seibezzi era di sostituire sui moduli di iscrizione alle scuole dell’infanzia le parole “mamma” e “papà” con “genitore”, esattamente come i moduli di iscrizione alle medie e alle superiori (per i quali non protesta nessuno). L’1 e il 2 sono un’invenzione dei giornalisti (o giornalai).
Ad ogni modo, non ci sono «libri “gender”, genitore 1 e genitore 2». È una definizione che non si può applicare ad alcun testo, men che meno presente negli asili veneziani (e le conseguenze di ciò le vediamo dopo).

Ma veniamo dunque a questi temibili testi. A questo punto vi sarà venuta la curiosità di sapere i titoli. Eccoli: Dal profilo Facebook di Camilla Seibezzi.

Paura, eh?
Vi invito a cercare titoli e autori su Google per sapere di cosa parlano, nel dettaglio, questi testi.
Vi anticipo che i libri che osano informare i bambini dell’esistenza delle famiglie omogenitoriali sono Piccolo uovo ed E con Tango siamo in tre.
Gli altri toccano i temi più vari, dalle diverse forme familiari (bambini adottati, genitori separati ecc.), all’approccio alla diversità (discriminazioni razziali/culturali, stereotipi di genere, disabilità), e alcuni non lo fanno neanche esplicitamente.

Cito un paio di titoli come esempio.
In Piccolo blu e piccolo giallo, i protagonisti sono delle semplici macchie di colore. Sono due “bambini” di colore diverso che, a furia di giocare insieme, diventano verdi e quando tornano nelle rispettive famiglie non vengono più riconosciuti dai genitori. Leggetela tutta qua.
In Buongiorno postino, un portapacchi distratto consegna figli a vari animali, ma a una coppia di pinguini (un maschio e una femmina, eh) consegna un uovo che, schiudendosi, rivela una piccola coccodrillina. Come la prendono? Dicono «Oh, si è sbagliato di nuovo!» e chiamando gli altri figli a conoscere la nuova sorellina scopriamo che il resto della prole è formata da una tartaruga, un uccello e altri animali consegnati “male”.
Poi c’è I cani non sono ballerine, che parla proprio di un cane che vuole fare la ballerina; Diverso come uguale, che presenta bimbi down, autistici, neri, ciechi, adottati, musulmani; I papà bis, sul difficile rapporto fra dei bambini e il nuovo compagno della madre…

Potrei andare avanti ancora, ma vi invitato nuovamente a cercaveli su Google e approfondire. Non c’è niente da nascondere.

Nel frattempo, la figura barbina esce fuori dai confini nazionali:



Sì: è davvero un articolo del Telegraph – e nemmeno troppo preciso, visto che anche loro parlano di «Gay parenting books», che è una definizione che si può applicare, come abbiamo visto, a una manciata di testi soltanto; ma d’altronde And Tango Makes Three è troppo noto, all’estero, per non surclassare in fama gli altri titoli.

Veniamo dunque all’atto finale (nel senso che è accaduto stamattina e più aggiornati di così non si può) di questa surreale pantomima veneziana.

Camilla Seibezzi aveva indetto per questa mattina un incontro a Venezia, aperto al pubblico, per parlare di questi libri e della censura in atto fin dal primo momento in cui vennero proposti, e lasciando la possibilità al pubblico di poter liberamente consultare i testi in questione.

L’invitato d’eccezione era ovviamente il nostro caro sindaco. E secondo voi Brugnaro si è presentato? Ovviamente no.
Be’, ma avrà almeno rilasciato un comunicato stampa precompilato con il consueto «non posso essere presente per altri impegni inderogabili blablabla»? Ovviamente no.
Ma accidenti, avrà almeno detto qualcosa su Twitter? Purtroppo sì, ieri: https://twitter.com/LuigiBrugnaro/status/616613949891592192

I libri gender.
I LIBRI GENDER.

Ecco, io direi di chiudere qui. Perché? Mi pare ovvio: non posso dire quello che penso davvero.
Perché quello che penso davvero implica la totale chiusura a qualsiasi dialogo con il sindaco.
Perché le basi di qualsiasi dialogo sono che si parli la stessa lingua, che si dia lo stesso valore alle parole e soprattutto che non le si inventino. E qui Brugnaro sta inventandosi di sana pianta qualcosa che non esiste.
I “libri gender” sono unicorni, cani a tre teste, ciclopi. A uno che vi chiede di ritirare dalle scuole degli unicorni, accusandovi di “arroganza culturale” se gli chiedete spiegazioni, cosa mai potete rispondergli?

Il lato positivo di questa specie di analfabetismo che affligge il neosindaco è che la surreale circolare in apertura post, riferendosi a cose inesistenti, può essere impugnata da legali per valutarne la (inesistente, direi) validità.

Ciò detto, vi rimando alla prossima esilarante puntata di Brugnaro contro il gIender.
Perché tanto ci sarà, una prossima puntata. Figuratevi se uno che all’assessorato ai Trasporti ci mette Boraso, che protestava contro il tram con il trattore, non ha in serbo per noi qualche altra sorpresa… https://versoercole.wordpress.com/2015/07/03/luigi-brugnaro-e-la-grande-massoneria-transgender-seconda-puntata/


P.S.: E infatti eccolo su Twitter.
========================

https://www.wired.it/attualita/politica/2015/03/13/teoria-del-gender/






wired.it
Cosa (non) è la teoria del gender - Wired
Accedi per commentare

16-22 minuti


No, l'ideologia del gender non esiste davvero. È una trovata propagandistica che distorce gli studi di genere

Si salvi chi può da coloro che, per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un’azione di indottrinamento gender. Il monito l’ha lanciato, a più riprese, il mondo cattolico.

Lo ha fatto, per esempio, il cardinale Angelo Bagnasco in apertura del Consiglio della Conferenza episcopale italiana. Il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria ha stilato addirittura un vademecum per difendersi dalla pericolosa introduzione nelle scuole italiane di percorsi formativi e di sensibilizzazione sul gender. Che si parli di educazione all’effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutto secondo loro concorre a un unico scopo: l’indottrinamento. E anche l’estrema destra a Milano (ma non solo) ha lanciato la sua campagna “contro l’aggressione omosessualista nelle scuole milanesi” per frenare eventuali seminari “diseducativi”.

La diffusione dell’ideologia gender nelle scuole, secondo ProVita onlus, l’Associazione italiana genitori, l’Associazione genitori delle scuole cattoliche, Giuristi per la vita e Movimento per la Vita, è una vera emergenza educativa. Perché in sostanza, dietro al mito della lotta alla discriminazione, in realtà spesso si nasconde “l’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia e la normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale”. Tanto che, nello spot che ProVita ha realizzato per promuovere la petizione contro l’educazione al genere, una voce fuori campo chiede “Vuoi questo per i tuoi figli?”. Ma cos’è la teoria/ideologia gender?

La teoria del gender
Non esiste. Nessuno, in ambito accademico, parla di teoria del gender. È infatti un’espressione usata dai cattolici (più conservatori) e dalla destra più reazionaria per gridare “a lupo a lupo” e creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe.

Significativa, per esempio, la posizione di monsignor Tony Anatrella che, nel libro La teoria del gender e l’origine dell’omosessualità, ci mette in guarda da questa fantomatica teoria, tanto pericolosa quanto oppressiva (più del marxismo), che si presenta sotto le mentite spoglie di un discorso di liberazione e di uguaglianza e vuole inculcarci l’idea che, prima d’essere uomini o donne, siamo tutti esseri umani e che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto storico e culturale. Un’ideologia (udite, udite) che pretende che i mestieri non abbiano sesso e che l’amore non dipenda dall’attrazione tra uomini e donne. Talmente perniciosa, da essersi ormai insediata all’Onu, all’Unesco, all’Oms, in Parlamento europeo.

“Ma non ha alcun senso parlare di teoria del gender e men che mendo di ideologia del gender”, sostiene Laura Scarmoncin, che studia Storia delle donne e di genere alla South Florida University. “È un’arma retorica per strumentalizzare i gender studies che, nati a cavallo tra gli anni 70/80, affondano le loro radici nella cultura femminista che ha portato il sapere creato dai movimenti sociali all’interno dell’accademia. Così sono nati (nel mondo anglosassone) i dipartimenti dedicati agli studi di genere” e poi ai gay, lesbian e queer studies.

In sostanza, come spiega Sara Garbagnoli sulla rivista AG About Gender, la teoria del gender è un’invenzione polemica, un’espressione coniata sul finire degli anni ’90 e i primi 2000 in alcuni testi redatti sotto l’egida del Pontificio consiglio per la famiglia con l’intento di etichettare, deformare e delegittimare quanto prodotto in questo campo di studi. Poi ha avuto una diffusione virale quando, in particolare negli ultimi due-tre anni, è entrata negli slogan di migliaia di manifestanti, soprattutto in Francia e in Italia, contrari all’adozione di riforme auspicate per ridurre le discriminazioni subite dalle persone non eterosessuali.

“È un blob di slogan e di pregiudizi sessisti e omofobi”. Un’etichetta fabbricata per distorcere qualunque intervento, teorico, giuridico, politico o culturale, che voglia scardinare l’ordine sessuale fondato sul dualismo maschio/femmina (e tutto ciò che ne consegue, come subordinazione, discriminazione, disparità, ecc.) e sull’ineluttabile complementarietà tra i sessi.

Secondo gli ideatori dell’espressione teoria/ideologia del genere, nasciamo maschi o femmine. Punto. Il sesso biologico è l’unica cosa che conta. L’identità sessuale non si crea, ma si riceve. E il genere è una fumisteria accademica, come scrive Francesco Bilotta, tra i soci fondatori di Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford.

In realtà gli studi di genere costituiscono un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul genere e sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche negando il diritto di cittadinanza ai non eterosessuali.

L’identità sessuale
Gli studi di genere non negano l’esistenza di un sesso biologico assegnato alla nascita, né che in quanto tale influenzi gran parte della nostra vita. Sottolineano però che il sesso da solo non basta a definire quello che siamo. La nostra identità, infatti, è una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.

Il sesso è determinato biologicamente: appena nati, cioè, siamo categorizzati in femmine o maschi in base ai genitali (a volte, però, genitali ambigui rendono difficile collocare il neonato o la neonata nella categoria maschio o femmina, si parla allora di intersessualità).

Il genere invece è un costrutto socioculturale: in altre parole sono fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a incasellarci in determinati ruoli (di genere) ritenuti consoni all’essere femminile e maschile. La categoria di genere ci impone, cioè, sulla base dell’anatomia macroscopica sessuale (pene/vagina) e a seconda dell’epoca e della cultura in cui viviamo, delle regole cui sottostare: atteggiamenti, comportamenti, ruoli sociali appropriati all’uno o all’altro sesso.

Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi. Non a caso nel tempo variano i modelli socioculturali, e di conseguenza le cornici di riferimento entro cui incasellare la propria femminilità o mascolinità.

L’identità di genere riguarda il sentirsi uomo o donna. E non sempre coincide con quella biologica: ci si può, per esempio, sentire uomo in un corpo da donna, o viceversa (si parla in questo caso di disforia di genere).

Altra cosa ancora è l’orientamento sessuale: l’attrazione cioè, affettiva e sessuale, che possiamo provare verso gli altri (dell’altro sesso, del nostro stesso sesso o di entrambi).



Educare al genere
“Nelle nostre scuole – sottolinea Nicla Vassallo, ordinario di filosofia teoretica all’Università di Genova – a differenza di quanto si è fatto in altri Paesi, non c’è mai stata una vera e propria educazione sessuale e anche per questo l’Italia è arretrata rispetto alla considerazione delle categorie di sesso e genere. Eppure, educare i genitori e dare informazioni corrette agli insegnanti affinché parlino in modo ragionato, e non dogmatico, di sesso, orientamento sessuale, identità e ruoli di genere, a figli e scolari è molto importante perché sono concetti determinanti per comprendere meglio la nostra identità personale. E per essere cittadini occorre sapere chi si è”.

Educare al genere (come si legge nel bel saggio Educare al genere) significa, in fondo, sostenere la crescita psicologica, fisica, sessuale e relazionale, affinché i bambini e le bambine di oggi possano progettare il proprio futuro al di là delle aspettative sulla mascolinità e la femminilità.

Basti pensare, come scrivono le curatrici nell’introduzione, all’appellativo effeminato che viene usato per descrivere quegli uomini che non si comportano da “veri maschi” (coraggiosi, determinati , tutti di un pezzo, che non devono chiedere mai) e danno libero sfogo alle emozioni tradendo lo stereotipo dominante. E la scuola può (deve) avere un ruolo fondamentale per scalfire gli stereotipi di genere, ancora fin troppo radicati nella nostra società, offrendo a studenti e studentesse gli strumenti utili e necessari per diventare gli uomini e le donne che desiderano.

Educare al genere significa dunque interrogarsi sul modo in cui le varie culture hanno costruito il ruolo sociale della donna e dell’uomo a partire dalle caratteristiche biologiche (genitali). Contrastare quegli stereotipi e quei luoghi comuni, socialmente condivisi, che finiscono col determinare opportunità e destini diversi a seconda del colore del fiocco (rosa o azzurro) che annuncia al mondo la nostra nascita.

Concedere diritto di cittadinanza ai diversi modi di essere donna e uomini. E significa anche riflettere “sul fatto che le attuali dicotomie di sesso (maschio/femmina) e di genere (uomo/donna) non sono in grado, di fatto, di descrivere la complessità della realtà” sottolinea Vassallo. E dietro questa consapevolezza non ci sono le famigerate lobby Lgbt, ma decenni di studi interdisciplinari.

A scuola per scalfire stereotipi e pregiudizi
Trasmettere ai bambini e alle bambine, attraverso alcune attività ludico-didattiche, il valore delle pari opportunità e abbattere tutti quegli stereotipi che, fin dalla più tenera età, imprigionano maschi e femmine in ruoli predefiniti, granitici, e sono alla base di molte discriminazioni, è l’obiettivo del progetto Il gioco del rispetto.

Dopo la fase pilota dello scorso anno, sta per partire in alcune scuole dell’infanzia del Friuli Venezia Giulia. Accompagnato però da non poche polemiche alimentate, ancora una volta, da chi vuole tenere lontano dalle scuole l’educazione al genere. Come se possa esserci qualcosa di pericoloso nell’illustrare (lo fa uno dei giochi del kit didattico) un papà alle prese con il ferro da stiro e una mamma pilota d’aereo. Alcuni l’hanno definito “una pubblica vergogna”, un tentativo di “costruire un mondo al contrario“, l’ennesima propaganda gender, “lesivo della dignità dei bambini” e inopportuno, perché non avrebbe senso sensibilizzare i bambini contro la violenza sulle donne, “come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore“.

Eppure, poter riflettere sugli stereotipi sessuali, combattere i pregiudizi, sviluppare consapevolezza dei condizionamenti storico-culturali che riceviamo, serve anche a prevenire comportamenti violenti e porre le basi per una società più civile.

Le esperienze italiane
Lungo lo Stivale sono diversi i progetti che si prefiggono di abbattere pregiudizi e stereotipi in classe. Per esempio, l’associazione Scosse ha promosso l’anno scorso a Roma La scuola fa differenza, per colmare, attraverso percorsi formativi rivolti a educatori e insegnanti dei nidi e delle scuole dell’infanzia, le carenze del nostro sistema scolastico in merito alla costruzione delle identità di genere, all’uso di un linguaggio non sessista e al contrasto alle discriminazioni. Da diversi anni lo fa anche la Provincia di Siena nelle scuole di ogni ordine e grado.

Così come “da un po’ di anni ”, spiega Davide Zotti, responsabile nazionale scuola Arcigay, “attività di prevenzione dell’omofobia e del bullismo omofobico sono organizzate nelle scuole italiane da Arcigay, Agedo e altre associazioni, attraverso percorsi di educazione al rispetto delle persone omosessuali”.

In Toscana, per esempio, la Rete Lenford ha coordinato una rete di associazioni impegnate in percorsi didattici contro le violenze di genere e il bullismo omotransfobico, per una scuola inclusiva. E a Roma l’Assessorato alla scuola, infanzia, giovani e pari opportunità ha promosso, in collaborazione con la Sapienza, il progetto lecosecambiano@roma, rivolto alle studentesse e agli studenti degli istituti superiori della Capitale. Apripista, però, è stato il Friuli Venezia Giulia, dove da cinque anni Arcigay e Arcilesbica portano avanti il progetto A scuola per conoscerci, che nel 2010 ha ricevuto l’apprezzamento da parte del Capo dello Stato, per il coinvolgimento degli studenti nella formazione civile contro ogni forma di intolleranza e di discriminazione.

Inoltre, il ministero per le Pari opportunità e l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali a difesa delle differenze) hanno elaborato una strategia nazionale per la prevenzione, rispondendo a una raccomandazione del Consiglio d’Europa di porre rimedio alle diffuse discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere (nelle scuole, nel mondo del lavoro, nelle carceri e nei media). In quest’ambito, l’Istituto Beck ha realizzato degli opuscoli informativi per fornire ai docente strumenti utili per educare alla diversità, facendo riferimento alle posizioni della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi dell’orientamento sessuale e del bullismo omofobico. E sono stati organizzati dei corsi di formazione per tutte le figure apicali del mondo della scuola, al fine di contrastare e prevenire la violenza, l’esclusione sociale, il disagio e la dispersione scolastica legata alle discriminazioni subite per il proprio orientamento sessuale.

Da qui la levata di scudi contro l’ideologia gender che destabilizzerebbe le menti di bambini e adolescenti. Perché non solo tra moglie e marito, ma anche tra genitori e figli non si deve mettere il dito: guai a mettere in discussione la famiglia tradizionale e a istillare domande nella testa di bambini e adolescenti che abbiano a che fare con l’identità (sessuale), l’affettività o la sessualità.

Il genere come ideologia
“Se qualcuno del gender ha fatto un’ideologia è stata la Chiesa cattolica”. Non ha dubbi in proposito la Vassallo che, nel suo ultimo libro Il matrimonio omosessuale è contro natura (Falso!), ci mette in guardia dall’errore grossolano di far coincidere la femmina (quindi il sesso, categoria biologica) con la donna (il genere, categoria socioculturale), o il maschio con l’uomo: negando, in questo modo, identità e personalità a ogni donna e a ogni uomo.

“Nei secoli, infatti, la Chiesa cattolica ha costruito l’idea che uomo e donna siano complementari e si debbano accoppiare per riprodursi”. Questo, in pratica, sarebbe il solo ordine naturale possibile. “Invece, se oggi parliamo di decostruzione del genere, non lo facciamo per una presa di posizione ideologica, ma partendo dalla costatazione che, di fatto, non ci sono solo due sessi (ce lo dice la biologia, si pensi all’intersessualità), ci sono più generi e non c’è un unico orientamento sessuale: ovvero quello eterosessuale, che la Chiesa ha sempre promosso, etichettando come contro natura quello omosessuale”.

Ma la natura non è omofoba. Anzi. Nel libro In crisi d’identità, Gianvito Martino, direttore della divisione di Neuroscienze del San Raffaele di Milano, spiega (e documenta) che è un gran paradosso etichettare l’omosessualità, ma anche il sesso non finalizzato alla riproduzione, come contro natura. Ci sono infatti organismi bisessuali, multisessuali o transessuali, la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro sopravvivenza. Additare quindi come contro natura certi comportamenti significa ignorare la realtà delle cose, scegliendo deliberatamente di essere contro la natura.

“Inoltre, – aggiunge lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, ordinario di psicologia dinamica alla Sapienza di Roma – non solo ciò che è considerato caratteristico della donna o dell’uomo cambia nel corso della storia e nei diversi contesti culturali, ma anche il concetto di famiglia ha conosciuto e sempre più spesso conosce configurazioni diverse: famiglie nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte, ecc. Delegittimarle significa danneggiare le vite reali di molti genitori e dei loro figli. Ci sono molti modi, infatti, di essere genitori (e non tutti sono funzione del genere). Non lo affermo io, ma le più importanti associazioni scientifiche e professionali nel campo della salute mentale dopo più di quarant’anni di osservazioni cliniche e ricerche scientifiche, dall’American Academy of Pediatrics, alla British Psychological Society, all’Associazione Italiana di Psicologia”.

“In sostanza – conclude Lingiardi – adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori. Ciò di cui i bambini hanno bisogno è sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, responsabili. Una famiglia, infatti, non è soltanto il risultato di un accoppiamento riproduttivo, ma è soprattutto il risultato di un desiderio, di un progetto e di un legame affettivo e sociale”.

Potrebbe interessarti anche


========================

https://www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/teoria-gender-diritti















mercoledì 20 novembre 2019
#NoEutanasia, PV&F: «Messaggio onesto, veritiero e corretto. Andiamo a testa alta di fronte allo Iap»



Leggi il comunicato






21/11/2019
Tutta la verità sui dati Istat, il flop delle unioni gay

Pubblichiamo di seguito il commento di Mario Adinolfi, tramite un post facebook, sui dati Istat che rivelano il numero, esiguo, delle unioni civili celebrate in Italia. Crolla il nu...

Leggi l'articolo




21/11/2019
Sei bullo? Via dalla famiglia. Noi diciamo no!

Sei bullo? Via dalla famiglia. La legge contro il bullismo che arriverà in Aula alla Camera lunedì prossimo riporta proprio questa novità tra le righe del nuovo testo e prevede che il ...

Leggi l'articolo




21/11/2019
Il Premio Ipazia alla paladina della lobby Lgbt Monica Cirinnà

Lo scorso martedì 19 novembre, nell'ambito del Festival dell'Eccellenza al Femminile 2019, è stato assegnato il Premio Ipazia nazionale, dedicato alla celebre filosofa, matematica e scienzi...

Leggi l'articolo




21/11/2019
Le mani del gender anche sul Natale

Lasciateci almeno il Natale. Verrebbe da commentare così, quasi con una supplica, l’avvento di un periodo natalizio che – stando alle prime avvisaglie – dovrebbe essere all’insegna del poli...

Leggi l'articolo




21/11/2019
FLASH - Aborto, studenti censurati perché pro life

«L'Unione degli studenti dell'Università di Cardiff intende censurare studenti e gruppi pro vita approvando una mozione che chiede che l'università sia pro choice». Ma perché i cosiddetti p...

Leggi l'articolo




21/11/2019
FLASH - Gender a Lucca, "Non voglio essere una principessa Rosa"

I consiglieri comunali di Lucca, Marco Martinelli e Simona Testaferrata, denunciano lo svolgimento di attività che veicolano l'ideologia gender «presso la Ludoteca il Bucaneve di ...

Leggi l'articolo









giovedì 14 novembre 2019
Legalizzazione prostituzione, Pro Vita & Famiglia: «Il corpo non si vende caro governatore Fontana»



Leggi il comunicato






21/11/2019
Il libro di Borgonovo: «Vi racconto Bibbiano, frutto di ideologia e denaro»

Il cosiddetto «sistema Bibbiano c’è eccome ed è frutto di soldi e ideologia». Sono le parole di Francesco Borgonovo , vicedirettore del quotidiano La Verità e autore, insieme al collega An...

Leggi l'articolo




20/11/2019
Unioni civili, Pro Vita & Famiglia: «Un fallimento. La sconfitta della “premiata" Cirinnà»

COMUNICATO STAMPA Dati Istat Unioni civili, Pro Vita & Famiglia: «Unioni civili un fallimento. La sconfitta della “premiata Cirinnà» “E’ la sconfitta della ‘prem...

Leggi il comunicato




20/11/2019
Matrimonio sempre meno importante per gli italiani. L’allarme arriva dai dati Istat

Gli italiani e il matrimonio, base di partenza per la formazione di una famiglia. Un binomio che, se per decenni è stato il cardine della società, oggi diventa sempre più spesso – purtroppo...

Leggi l'articolo




20/11/2019
Un altro caso come Charlie e Alfie. Salviamo il piccolo Maciej

Un altro dramma come Charlie Gard o Alfie Evans. È quello che rischia il piccolo Maciej, un bambino di sei anni a cui i medici dell’ospedale Sint-Jan, in Belgio, vogliono disattivare i supp...

Leggi l'articolo




20/11/2019
L’Aifa lancia l’allarme: ecco i gravi rischi dei metodi contraccettivi

Gli effetti collaterali dei metodi contraccettivi sono spesso sottaciuti alle donne, anzi ormai viene considerata come una conquista di libertà il sesso senza procreazione, mentre si tratta...

Leggi l'articolo




20/11/2019
Giornata Mondiale dell’Infanzia: tra utero in affitto e affidi illeciti dov’è finita la protezione del minore?

COMUNICATO STAMPA Giornata Mondiale dell’Infanzia Pro Vita & Famiglia: «Tra utero in affitto e affidi illeciti dov’è finita la protezione del minore?» 2...

Leggi il comunicato

< Prev
1
2
3
4
Next >
I post più letti



20/11/2019
Giornata Mondiale dell’Infanzia: tra utero in affitto e affidi illeciti dov’è finita la protezione del minore?

COMUNICATO STAMPA Giornata Mondiale dell’Infanzia Pro Vita & Famiglia: «Tra utero in affitto e affidi illeciti dov’è finita la protezione del minore?» 2...

Leggi il comunicato




14/11/2019
Legalizzazione prostituzione, Pro Vita & Famiglia: «Il corpo non si vende caro governatore Fontana»

COMUNICATO STAMPA Legalizzazione prostituzione Pro Vita & Famiglia: «Il corpo non si vende caro governatore Fontana» Roma, 14 novembre 2019 «Il c...

Leggi il comunicato



06/11/2019
Manifesti aborto, Brandi e Coghe «Noi violenti per aver mostrato Michelino in pancia. E Taffo tutto bene?»

COMUNICATO STAMPA Manifesti aborto Brandi e Coghe «Noi violenti per aver mostrato Michelino in pancia. E Taffo tutto bene?» Roma, 6 novembre 2019 «Il...

Leggi il comunicato




================



internazionale.it
Tutti pazzi per il gender
Chiara Lalli

19-25 minuti



31 marzo 2015 18:00


“La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. Negare che l’umanità è divisa tra maschi e femmine è sembrato un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza – e quindi possibilità di felicità – a tutti gli esseri umani. Nel caso della teoria del gender, all’aspetto negativo costituito dalla negazione della differenza sessuale, si accompagnava un aspetto positivo: la totale libertà di scelta individuale, mito fondante della società moderna, che può arrivare anche a cancellare quello che veniva considerato, fino a poco tempo fa, come un dato di costrizione naturale ineludibile”. A scriverlo è la storica Lucetta Scaraffia (”La teoria del ‘gender’ nega che l’umanità sia divisa tra maschi e femmine”, L’Osservatore Romano, 10 febbraio 2011).

Chi è che vuole negare l’esistenza e la differenza tra maschi e femmine? E quando sarebbe successo? Rispondere è facile: nessuno e mai. Tuttavia da qualche tempo è emersa questa strana e inesistente creatura, metà fantasia, metà film dell’orrore: è l’“ideologia del gender”. Non è facile individuarne la data di nascita, ma quello che è certo è che nelle ultime settimane la sua ombra minacciosa è molto invadente.

È buffo vedere quanta paura faccia il riflesso di quest’essere mostruoso (ma allucinatorio come Nessie), nato in ambienti angustamente cattolici, conservatori e ossessionati dalla perdita del controllo. Il controllo sulla morale, sul comportamento, sull’educazione e sul rigore feroce con cui si elencano le categorie del reale con la pretesa che siano immutabili e incontestabili in base a un argomento d’autorità: “È così perché lo diciamo noi”.

Questa perfida chimera che vorrebbe annientare le differenze sessuali si nutre della continua e intenzionale confusione tra il piano biologico (“per fare un figlio servono un uomo e una donna”) e quello sociale e culturale (“per allevare un figlio o per essere buoni genitori bisogna essere un uomo e una donna”). Come vedremo, perfino il piano biologico è meno rigido e, no, non significa che “non ci sono differenze biologiche tra uomo e donna” – nessuno lo ha mai detto.

Ma le Cassandre della “ideologia del gender” combattono contro un nemico che hanno immaginato, o che hanno costruito, stravolgendo il reale, per renderlo irriconoscibile e poterlo così additare come un mostro temibile (si chiama straw man ed è una fallacia molto comune: si prende un docile cane di piccola taglia e lo si trasforma in un leone famelico; poi si litiga con il padrone del cane e lo si accusa di irresponsabilità: “Girare con una bestia feroce in luoghi affollati e con tanti bambini!”). Perché essere tanto spaventati da esseri che non esistono e da ombre sulle pareti? Perché non girarsi per rendersi conto, finalmente, che va tutto bene?

Se state poco sui social network e scegliete bene le vostre letture forse non ne avete mai sentito parlare. Ma è sempre più improbabile che non ne sappiate nulla visto che lo scorso 21 marzo Jorge Maria Bergoglio ha detto che la “teoria del gender” fa confusione, è uno sbaglio della mente umana e minaccia la famiglia. “Come si può fare con queste colonizzazioni ideologiche?”, ha domandato.

Un paio di giorni dopo Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aggiunto che “l’ideologia del gender” si “nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione… ma in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un transumano in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. È addirittura una “manipolazione da laboratorio”. E poi si è rivolto accorato ai genitori: “Volete voi questo per i vostri figli?”. E qualche giorno più tardi ci è tornato il cardinale Carlo Caffarra, ricorrendo a una metafora oftalmica: “Esiste oggi una cataratta che può impedire all’occhio che vuole vedere la realtà dell’amore di vederlo in realtà. È la cataratta dell’ideologia del ‘gender’ che vi impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale: la preziosità e lo splendore della vostra femminilità e della vostra mascolinità”.

Minacce individuali e familiari, errori mentali, colonizzazioni ideologiche, furti di identità e di umanità, manipolazioni, cataratte: mai tanti e tali disastri erano stati attribuiti a qualcosa che non esiste.

“Maschio e femmina li creò” (Genesi)

Chi se la prende con la presunta “ideologia del gender”, come dicevo, confonde intenzionalmente i termini e i concetti per deriderli, banalizza le differenze per farne una caricatura, si ostina a non capire le questioni e invece di domandare spiegazioni si nasconde dietro una presuntuosa e rivendicativa ignoranza.

Ci sono molti esempi e vengono dalla cronaca (tra gli ultimi il gioco “porno” all’asilo di Trieste) o da documenti più o meno ufficiali (sempre di area ultraconservatrice e fortemente miope).

Eccone un altro esempio, forse più grave ancora perché Roberto Marchesini è psicologo e psicoterapeuta (“Il ragazzo curato a ormoni per diventare ragazza”, La Bussola Quotidiana, 9 marzo 2015): “Non importa se ci sono due cromosomi Y, o un cromosoma Y e due X: se c’è il cromosoma Y siamo maschi, punto. E non è questione di organi genitali: siamo maschi o femmine in tutto il nostro corpo, perché ogni cellula del nostro corpo ha quel benedetto cromosoma. Possiamo mutilarci, possiamo aggiungerci appendici siliconiche in ogni parte del corpo, depilarci, limarci la mascella e sottoporci a qualsiasi altra tortura, ma resteremo maschi. Senza genitali, magari, con protesi sul petto, ma sempre maschi. Quindi non è possibile che questo ragazzo diventi una ragazza. Qualcuno ha mentito ai genitori e a lui. […] È l’ideologia di genere che ci fa credere una cosa assurda, cioè che sia possibile ‘cambiare sesso’. Si chiama ideologia proprio per questo”. In questo caso la confusione è aumentata da possibili interventi (ormonali e chirurgici). Su questo torneremo.

Sempre a marzo, Paola Binetti era molto allarmata: “Presentata all’Onu richiesta di inserire movimento femminista e alle associazioni Lgbtq, nel quadro teorico e pratico del ‘sistema gender’” (5 marzo 2015, Twitter).

C’è anche il filosofo Diego Fusaro che, in occasione della polemica scatenata da Dolce & Gabbana, aggiunge un po’ di Asimov che ci sta sempre bene. Fusaro: “Dolce e Gabbana? Li attaccano perché ora c’è la prova. Gender, siamo all’ingegneria sociale”, 16 marzo 2015. Alla domanda, “Dopo tutte le polemiche gli asili nido di Trieste hanno fatto bene a fare retromarcia sui ‘giochi gender?’”, Fusaro risponde: “Ormai per manipolare bisogna partire anzitutto dai bambini. Siamo al cospetto di una vera e propria ingegneria sociale, è evidente, una mutazione antropologica direbbe Pasolini, si cerca di inculcare fin dalla giovane età che non esistono uomini e donne ma ognuno si sceglie il sesso che vuole. Tutto ciò per me è una sciocchezza, i sessi sono due, poi ci sono tutti gli orientamenti sessuali possibili, ma un omosessuale resta sempre un uomo così come una lesbica rimane sempre una donna”.

Ho già detto che nessuno vuole eliminare la differenza tra uomini e donne? È davvero un peccato che Fusaro abbia rinunciato al ruolo principale della filosofia: cercare di chiarire i termini e i concetti. Offrirsi cioè come uno strumento per capire meglio e non per mescolare le parole come si farebbe in un caleidoscopio, perché il risultato non è più colorato ma più annebbiato. Spesso completamente fuori fuoco.
Barcellona, Spagna, 16 luglio 2011. (Simona Pampallona)


“Non esistono uomini e donne”

Per capire come l’“ideologia del gender” rimescoli parole a caso – aspirando a sembrare qualcosa di sensato – dobbiamo fare una premessa.Le definizioni sono arbitrarie, ci servono per semplificarci la vita. Dovremmo sempre ricordarci però che la realtà è un insieme in cui i confini netti non esistono – ma esistono contiguità, sovrapposizioni, intrecci sui quali tracciamo linee e diamo definizioni – e che, più conosciamo più possiamo (o dobbiamo) specificare, come quando ci avviciniamo a qualcosa (sedia, tavolo, gioco: provate a dare una definizione necessaria e sufficiente e vi accorgerete che è meno facile di quanto possiate immaginare).

Ciò non significa che non esistono differenze o che sia tutto nella nostra testa (nella nostra percezione), almeno nella prospettiva realista. Significa che quello che osserviamo è più fluido di un interruttore che spegne e accende una luce.

Lo si dimentica a volte. Lo si rimuove sempre quando si parla di (ideologia del) gender.

La biologia, per cominciare, fa distinzioni meno nette rispetto ai termini maschio/femmina. In biologia ci sono i due estremi (M e F), ma ci sono anche molte possibilità intermedie. Esistono molti stadi di intersessualità, come l’ermafroditismo, la sindrome di Morris e quella di Swyer, e ci sono casi in cui è controversa la definizione di intersessualità, come la sindrome di Turner o di Klinefelter (si veda il film XXY). Anche alcune di queste condizioni sono definite patologiche (disordini di differenziazione sessuale o di sviluppo sessuale), ma pure definire una “patologia” non è così agevole come potrebbe sembrare.

Questo soltanto se parliamo di sesso, ovvero dell’appartenenza a un genere sessuale indicato come XX e XY (sono i cromosomi sessuali a distinguere, a un certo punto dello sviluppo embrionale, gli individui che saranno maschi da quelli che saranno femmine).

Sesso, identità di genere e ruoli, orientamenti e preferenze sessuali

Se però cominciamo a parlare di identità di genere, di ruoli e di orientamenti sessuali le cose si complicano ulteriormente. Si può essere di sesso M e avere una identità sessuale maschile oppure femminile (oppure ambigua, oscillante, cangiante). Nulla di tutto questo è intrinsecamente patologico o sbagliato e soprattutto ciò che è femminile e maschile è profondamente determinato culturalmente, tant’è che i ruoli maschili e femminili cambiano nel tempo e nello spazio.

Il rosa non è intrinsecamente un colore da femmine (F), almeno lo è in modo diverso rispetto all’avere o no l’utero, anche se si può essere donne – in un senso meno claustrofobico della riduzione del ruolo femminile a un patrimonio cromosomico o al possesso di alcuni organi sessuali – senza averlo: perché sei nata senza, perché te l’hanno tolto, perché eri nata come M ma la tua identità di genere è femminile.

I ruoli sono il risultato di stratificazioni lunghe e tortuose e non rappresentano qualcosa di immobile e determinato per sempre, né tanto meno quello che è giusto e buono (trasformare tutto questo in “mica pretenderete che due uomini si riproducano?” è un problema di chi equivoca così malamente e non del gender).

Poi ci sono le preferenze o gli orientamenti sessuali: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, queer, eccetera. Ci sono anche gli asessuali (in Giappone le percentuali di individui non interessati alle relazioni affettive e sessuali sono altissime) e ovviamente ci sono i casti, non per mancanza di interesse sessuale ma per un fioretto come Sophia Loren in Ieri, oggi e domani, oppure per un voto di castità meno temporaneo.

Gender studies

“Ideologia del gender” (cioè del genere sessuale) non vuol dire nulla. È come dire ideologia del sapone o del cielo. Tra l’altro è ancora più insensato se si pensa che è attribuita a chi vuole alleggerire la pressione del dover essere – perciò in caso dovrebbe essere “anarchia del gender”, o “relativismo del gender” visto che per alcuni è un insulto essere relativista (anche questo rasenta l’insensatezza, soprattutto se ci ricordiamo che l’alternativa è l’imposizione e il dogmatismo).La sfumatura di imposizione che si vuole attribuire, dal sapore complottista, suona davvero strana perché imporre un giogo meno stretto è un po’ bizzarro.

Sono quelli che strepitano contro la temibile “ideologia del gender” che vogliono imporre decaloghi e regole rigide e stabilite da loro – mentre i gender studies si muovono in un dominio di libertà, in una fluidità dei modelli (individuali e familiari); sono per la loro desacralizzazione e per i diritti per tutti. Basta cercare su Google. Basterebbe anche solo leggere il recente documento approvato dall’Associazione italiana di psicologia che ha l’intento di “rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane” e di “chiarire l’inconsistenza scientifica del concetto di ‘ideologia del gender’”.

Non ha molto senso nemmeno il termine “omosessualismo”, se non in un senso di scherno e di intenzionale disprezzo. Peggio di “frocio”, perché almeno frocio è limpidamente aggressivo (poi ovviamente l’offesa dipende dal contesto, dalle intenzioni dei mittenti e dallo spirito dei destinatari) mentre “omosessualista” ammicca a una correttezza formale e superficiale che nasconde la convinzione che tu faccia schifo e sia inferiore in quanto non eterosessuale – è l’“in-quanto” a essere sbagliato, sia in senso dispregiativo sia in senso adulatorio. Non c’è nessun merito a essere donna o lesbica. E non c’è nemmeno nell’essere omosessuale, casto o indeciso. Ma, è chiaro, non c’è nemmeno un demerito o un peccato.

C’è un altro termine che suscita reazioni scomposte: cisgender. È un termine usato per indicare la coincidenza tra il genere sessuale (M o F) e l’identità sessuale (maschile e femminile). Gli ottusi abituati a distinguere solo M e F come XX e XY (e a pensare come giusto solo l’orientamento eterosessuale, immaginato fisso e immobile come Aristotele pensava la sua cosmologia) ne sono spiazzati e reagiscono come si reagisce alle scuole medie davanti all’ignoto: ridono imbarazzati, giudicano quello che non sanno e non vogliono sapere come un capriccio di menti disturbate.

Rivendicano identità che nessuno vuole mettere in discussione – “io sono femmina!” – un po’ come succede quando si parla di matrimoni e di famiglie: “Volete distruggere la famiglia!”.Stanno cercando di fare il contrario di quanto è avvenuto con il termine queer: originariamente un insulto, è stato trasformato nel tempo fino a diventare una parola dal significato ampio ma essenzialmente non dispregiativo (ci sono i dipartimenti universitari queer e queer studies nelle università più prestigiose – si veda Yale, per esempio).

Ci sono poi ovviamente le patologie sessuali, le perversioni o le ossessioni, che sono indipendenti dall’essere M, F, eterosessuale o indeciso.
Bourges, Francia, 2012. (Simona Pampallona)


“On ne naît pas femme, on le devient”

Per fare un esempio cattolico ufficiale della miopia che caratterizza l’“ideologia del gender”, basta leggere il discorso del santo padre Benedetto XVI del 21 dicembre 2012, perché nonostante alcuni ci tengano a sottolineare che la loro avversione non c’entra con la religione, si parte sempre dalla dicotomia M e F (e spesso lì si rimane, come in un’inutile corsa sul posto):

“Egli [il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim] cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: ‘Donna non si nasce, lo si diventa’ (On ne naît pas femme, on le devient). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma ‘gender’, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: ‘Maschio e femmina Egli li creò’ (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più”.

Se non si riesce a sottrarci a questa visione semplicista e ingessata quando si parla di sesso (biologico), è inevitabile che quando è necessario introdurre la differenza tra gender, identità e ruolo di genere e preferenze sessuali l’effetto è quasi comico. È ovvio che de Beauvoir intendesse qualcosa di molto diverso da quanto Bernheim lascia intendere, proprio come chi oggi è tanto spaventato dal gender.

“Il gender è più pericoloso dell’Isis!”
Il comico muta in grottesco quando si azzardano metafore al rialzo: “L’ideologia del #gender è più pericolosa dell’Isis”, avverte durante la messa don Angelo Perego, parroco di Arosio (Como). E non è certo il primo né il più originle. Tony Anatrella, prete e psicoanalista, nella prefazione del volume Gender, la controverse denuncia la cultura di genere come un’ideologia totalitaria, più oppressiva e perniciosa dell’ideologia marxista.

L’elenco è molto lungo e poco fantasioso. Un capriccioso puntare i piedi contro la frammentazione di una realtà che non è mai stata monolitica (ma solo presentata come tale) e, inevitabilmente, contro la (ri)attribuzione dei diritti.

Sarebbe già abbastanza ingiustificabile usare fantasmi e spauracchi per limitare i diritti, soprattutto perché garantire diritti a tutti non li toglie a nessuno. Ma tutto questo rischia di diventare inutilmente crudele quando è diretto ai bambini e agli adolescenti – scenario non inverosimile se si pensa che uno dei luoghi di scontro è proprio la scuola.

Non solo: ritrovarsi con dei genitori che ti mandano a farti aggiustare se sei frocio o ridicolizzano la tua identità di genere (che non è come la vorrebbero loro o come dice il prete) “perché sei piccolo” è davvero penoso. Si sopravvive (non sempre), ma c’è un carico pesantissimo di dolore evitabile.“Chi difende i diritti del bambino diverso?”, domandava Paul B. Preciado in un articolo di due anni fa. “I diritti del bambino che vuole vestirsi di rosa. I diritti della bambina che sogna di sposarsi con la sua migliore amica. I diritti del bambino e della bambina queer, omosessuale, lesbica, transessuale o transgender. Chi difende i diritti del bambino di cambiare genere se lo desidera? Il diritto alla libera autodeterminazione del genere e della sessualità. Chi difende i diritti del bambino a crescere in mondo senza violenza di genere e senza violenza sessuale?”.

Dovremmo rispondere a tutte queste domande (dovrebbero provare a rispondere gli agitatori della “ideologia”), ricordando che “mio padre e mia madre durante la mia infanzia non proteggevano i miei diritti. Proteggevano le norme sessuali e di genere che loro avevano assorbito dolorosamente, attraverso un sistema educativo e sociale che puniva ogni forma di dissidenza usando la minaccia, l’intimidazione, la punizione, la morte”.


https://www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/teoria-gender-diritti

======================= 

Nessun commento:

Posta un commento

CSPBCSSMLNDSMDVRSNSMVSMQLIVB. Questo luogo è sacro e impone la correttezza,
un angelo è preposto alla osservanza del rispetto, della dignità e della verità di tutte queste vostre affermazioni.
(la luce contro le tenebre)

questa NON è una testata giornalistica

Re di Israele

Re di Israele
e di Palestina: Unius Rei

questa NON è una testata giornalistica

questa NON è una testata giornalistica

consumata tutta la lingua nell’inferno

Lorenzojhwh UniusREI Beis Hamikdash Walk-through i am king of Israel https://uniusrei.wordpress.com/2018/10/27/lorenzojhwh-uniusrei-beis-h...