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Il pericoloso gioco nel Mediterraneo orientale/3 – L’unica sponda di Erdogan è a Berlino
di Musso, in Esteri, Quotidiano, del 2 Set 2020, 04:11
La
Turchia è una potenza revisionista. Rinunciando al preteso ruolo di
difensore del diritto internazionale, pure Berlino ha mostrato di essere
una potenza revisionista. Assumendo una posizione oggettivamente
filo-turca, Berlino ha mostrato di essere una potenza revisionista pure
del Trattato Nato e delle clausole di difesa comune del Trattato Ue. Con
l’obiettivo di divenire una “Grande Svizzera”, neutralizzata e
demilitarizzata.
In un primo articolo
abbiamo introdotto la disputa fra Grecia e Turchia, dal punto di vista
del diritto internazionale. Concludendo che la Turchia quando parla dei
propri “diritti”, intende quelli derivanti da una legge tutta propria:
che assegna a se stessa una interpretazione assai generosa della non
sottoscritta convenzione, pur negando ad Atene i suoi diritti certamente
derivanti dalla convenzione. Tale legge tutta propria di Ankara ha pure
un nome: “Mavi Vatan”, la Patria Blu. Che Ankara pretende essere basata
“sul diritto internazionale, sulla giurisprudenza della Corte di
Giustizia Internazionale”, esattamente nel momento in cui tale diritto
internazionale essa si rifiuta di sottoscrivere, tale Corte si rifiuta
di adire.
Ciò significa che la Turchia è una “potenza
revisionista”, ovvero uno Stato che presenta un atteggiamento di forte
critica o di totale rifiuto dell’assetto politico-territoriale stabilito
dai trattati e l’aspirazione a mutarlo. Espressione diffusa dopo la
Prima Guerra Mondiale, innanzitutto nell’Italia che voleva rivedere la
‘vittoria mutilata’, poi negli Stati sconfitti, che volevano recuperare
le decurtazioni territoriali subite. Revisionista fu certamente Hitler, e
non è un caso che il trattato che consentiva la riunificazione delle
due Germanie, nel 1990, abbia imposto alla Germania il definitivo
riconoscimento del confine tedesco-polacco. La Turchia non ha
partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, ma ha subito ampie
decurtazioni fra la guerra italo-turca e la Prima Guerra Mondiale ed
ambisce a rivedere quelle nel Mar Egeo.
Nei limiti in cui i
suoi governanti a volte affermano di desiderare isole o parti della
terraferma greca, la Turchia è una potenza revisionista del Trattato di
Losanna del 1923. Ad esempio, sabato scorso, il primo vicepresidente
turco Fuat Oktay ha detto che “lo stato turco e la nazione” non possono
accettare di continuare a piangere vedendo Aignoussa, Chio, Casterosso
in mano ai greci. Ma, per ora, formalmente Ankara pretende solo parti
del mare greco: possiamo quindi definirla una potenza revisionista della
convenzione di Montego Bay. Sino a nuovo avviso.
* * *
In un secondo articolo
abbiamo abbozzato la posizione di alcuni dei nemici che la Turchia si è
fatta, in Occidente e nel Mediterraneo orientale, proprio a causa del
proprio revisionismo. Concludendo come essa appaia isolata, con una
unica eccezione notevole: la Germania.
Anzitutto, il ministro
degli esteri tedesco Heiko Maas da mesi conduce un tentativo di
‘mediazione’. Come abbiamo visto, gli è stato risposto: dal greco
Dendias che Atene avrebbe difeso i propri diritti (cioè la convenzione
di Montego Bay); dal turco Cavusoglu che Ankara pretendeva non vi
fossero pre-condizioni (cioè niente convenzione di Montego Bay) ed anzi
definiva il riferimento alla convenzione come un “approccio
massimalista”. Il che descrive il mondo all’incontrario tipico di ogni
potenza revisionista: in cui attenersi ai trattati diviene una posizione
massimalista, violare i trattati una posizione ragionevole.
Maas
ha reagito invitando le parti ad accettare “colloqui diretti con oneste
intenzioni”, per poi specificare “nei quali entrambi i punti di vista
siano messi sul tavolo”. Col piccolo problema che il punto di vista
turco è revisionista: per Ankara, nessun dialogo è possibile se prima
Atene non si sarà privata della protezione della legge internazionale.
Con due conseguenze: la prima, Berlino ha oggettivamente rinunciato al
proprio preteso ruolo di difensore del diritto internazionale; la
seconda, invitando Atene a commettere un simile errore, Berlino ha
assunto una posizione oggettivamente filo-turca.
* * *
La prima, Berlino ha oggettivamente rinunciato al proprio preteso ruolo di difensore del diritto internazionale.
Infinite
sono le volte che Merkel si è esibita da gran difensora del diritto
internazionale, a mero titolo di esempio: dopo l’annessione russa della
Crimea (“sanzioniamo la Russia per la difesa della legge
internazionale”), accettando il Premio Fulbright (“la legge
internazionale è messa in questione, è nostro dovere opporci”),
criticando le colonie israeliane in Cisgiordania (“sono una violazione
della legge internazionale”), contestando le sanzioni americane su Nord
Stream 2 (“sono in violazione del diritto internazionale”) ed infinite
altre volte. Ma è specialmente nei suoi costanti attacchi a Trump che la
cancelliera si è esposta, una volta gli tenne una lezione sulla
Convenzione dei Rifugiati ed i di lei aedi recitano “Merkel rappresenta
tutto ciò che Trump detesta: globalismo, multilateralismo, diritto
internazionale”. Particolarmente entusiasta Marta Dassù:
“La
Germania è una nuova potenza basata sul commercio e multilateralista,
per la quale il diritto internazionale e le istituzioni internazionali
sono di fondamentale importanza”.
E invece no. Per la Germania
il diritto internazionale non è di fondamentale importanza, anzi: tant’è
che Maas è pronto a gettarlo via alla prima occasione. È una sorpresa?
Non tanto, per chi abbia un minimo di memoria e ricordi che la Germania
riunificata fu il primo Paese al mondo (col Vaticano) a riconoscere
l’indipendenza di Slovenia e Croazia. Quindi, il ruolo di difensore del
diritto internazionale che Berlino pretende per sé è propaganda? Sì.
Quindi, la Germania riunificata è una potenza revisionista? Sì.
* * *
La
seconda, invitando Atene a commettere l’errore di privarsi della
protezione della legge internazionale, Berlino ha assunto una posizione
oggettivamente filo-turca.
D’altronde, Maas ha lasciato
intendere di voler assumere la posizione dell’“onesto sensale”, ossia
della terza parte indifferente all’esito del negoziato. Ma questo ruolo
può essere quello della Svizzera (la quale, infatti, si è offerta), non
quello di uno Stato due volte impegnato a difendere la Grecia ed una
volta impegnato a difendere Cipro da una aggressione militare. Al
contrario, la Germania non è parte terza, essendo in corso una
aggressione militare ed alla luce degli impegni militari di solidarietà
della Germania, in sede Nato e Ue, verso l’alleato aggredito. Impegni
che Berlino, evidentemente, considera di non voler rispettare.
Scelta
sottolineata dalle parole del ministro della difesa tedesco, che ha
definito l’esercitazione militare a guida francese come “non di aiuto”,
nonché della stessa Merkel: “Possiamo sostenere i nostri partner europei
e inviare lì delle navi, ma ci impegniamo anche a riprendere il dialogo
tra Grecia e Turchia”… peccato che le navi siano francesi.
Scelta
ulteriormente sottolineata da quanto accaduto al tavolo del Consiglio
dei ministri degli esteri Ue, sotto presidenza tedesca, la quale, pur di
fronte a vive resistenze, ha ottenuto di avviare sanzioni alla
Bielorussia mentre rinviava la decisione su sanzioni alla Turchia ad una
successiva riunione il 24 settembre e chissà poi a quando. Eventuali
sanzioni che sarebbero comunque molto leggere, nonostante il commercio
con la Ue sia veramente importante per l’economia turca, tant’è che i
turchi, i quali già al primo annuncio di metà agosto avevano fatto
uscire la flotta, di fronte al nuovo rinvio le hanno fatto fare manovre
di fuoco. A Berlino molti paiono convinti che il problema della
stabilità del Mediterraneo sia la Francia, Macron vuole convincerli sia
la Turchia, a noi pare piuttosto sia la Germania.
Insomma, la
Germania riunificata è una potenza revisionista pure del Trattato Nato e
delle clausole di difesa comune del Trattato Ue.
* * *
La
circostanza che la Germania riunificata sia una potenza revisionista,
promette conseguenze interessanti nel momento in cui essa, come ci informa Lucio Caracciolo, “sta pensando l’impensabile: affermarsi ago della bilancia degli equilibri euro-mediterranei”.
Egli vede il revisionismo tedesco verso il trattato Nato, richiamando un celebre discorso di Merkel
in una birreria di Monaco (!), quando ella scandì: “noi Europei
dobbiamo prendere in mano il nostro destino”; laddove per ‘Europei’
occorre intendere ‘Tedeschi’, come la presente crisi greco-turca rende
chiaro pure ai ciechi. Aggiunse: “dobbiamo lottare da soli per il nostro
futuro”, il che parve subito strano, considerato il miserabile stato
delle forze armate tedesche; ma non è affatto detto che, per ‘lottare’,
la cancelliera intendesse riferirsi alla sfida militare.
Caracciolo
vede pure tre ostacoli alla emancipazione tedesca: lo stigma
hitleriano, l’antimilitarismo tedesco, l’impotenza militare. Ma questi
non sarebbero ostacoli, se ciò che Merkel desidera fosse una Germania
neutralizzata e demilitarizzata, una ‘Grande Svizzera’ che non minaccia
militarmente nessuno e tutto può richiamare meno lo stigma hitleriano.
Era il sogno della Germania non occidentale, che l’ex segretaria della
Sezione Agitprop della Gioventù Comunista della DDR alla Accademia delle
Scienze di Berlino Est può finalmente portare a compimento.
Quanto
al rischio di minacce militari dirette, esso non esiste, essendo la
Germania circondata da un ampio cuscinetto di Stati non ostili. Quanto
al gas EastMed, Berlino ha già scelto di rendersi dipendente dal gas
russo. Quanto al rischio di nuova invasione di migranti, come nel 2015,
stavolta gli eventi del febbraio 2020 hanno dimostrato che la Grecia è
determinata a tenerli fuori; e se pure crollasse la Grecia ci penserebbe
l’Ungheria ed altri stati cuscinetto lungo la strada. Dunque, Berlino
non vede vantaggio a mettere in pericolo i propri ricchi rapporti
commerciali con la Turchia: per i greci, non vuol spendere un aereo, una
nave, una sanzione.
Insomma, la Germania non è un alleato della Grecia.
* * *
Resta da commentare la manifesta inanità delle organizzazioni internazionali.
La
Ue, bloccata dalla posizione filo-turca di Berlino, oltre a non
sanzionare la Turchia, tollera che essa occupi parte del territorio di
un proprio stato membro, la Repubblica di Cipro, e pretenda di tenervi
fuori truppe occidentali in base ad accordi che essa stessa ha violato
con l’invasione.
Quanto alla Nato, il segretario generale
Stoltenberg non è stato capace di dar segni di vita nemmeno quando navi
turche hanno puntato una nave francese impegnata in una missione Ue
fuori dalla Libia, a giugno; ha saputo solo “esplorare” la possibilità
di osservare più da vicino la situazione; e si è spinto ad appoggiare
esplicitamente la posizione tedesca, addirittura. Il che pare solo la
logica conseguenza del non essere la Germania un alleato della Grecia.
Perché, invero: cosa ci stanno a fare, due Stati non alleati, nella
stessa alleanza?
Ma non solo. Potremmo pure chiederci: cosa ci
stiano a fare, due Stati non alleati, nella stessa moneta? Beh, niente. I
greci si sono tanto sacrificati per l’euro, nella convinzione che gli
europei avrebbe difeso un Paese dell’euro dal turco, ma Berlino dimostra
che era una convinzione sciocca. Anzi, le regole dell’euro hanno
impedito ai greci di farsi delle forze armate più forti. Tanto vale
prenderne atto.
* * *
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/il-pericoloso-gioco-nel-mediterraneo-orientale-3-lunica-sponda-di-erdogan-e-a-berlino/
È
giunto il momento di tirare la somma dei nostri articoli. Un governo
turco con i piedi per terra, sottoscriverebbe immantinente la
convenzione Onu e cercherebbe di farla valere per quanto di proprio
interesse. Erdogan, che i piedi per terra non ha, pretende di imporre un
diritto tutto suo per farsi potenza energetica indipendente. Nel far
ciò, è isolato nel Mediterraneo orientale e pare non disponga di altre
sponde in Occidente, nemmeno in Italia. Tranne che in Germania, la
quale, rinunciando al preteso ruolo di difensore del diritto
internazionale, ha mostrato di essere una potenza revisionista e,
assumendo una posizione oggettivamente filo-turca, ha mostrato di essere
una potenza revisionista pure del Trattato Nato e delle clausole di
difesa comune del Trattato Ue; con l’obiettivo di divenire una “Grande
Svizzera”, neutralizzata e demilitarizzata.
PRIMA PARTE: Cosa dice il diritto e cosa dice Ankara
SECONDA PARTE: Erdogan abbaia contro Atene, ma è isolato
Il pericoloso gioco nel Mediterraneo orientale/3 – L’unica sponda di Erdogan è a Berlino
Tradita l’eredità di Martin Luther King. Deputato Dem cerca di risvegliare il partito: “Che persone siamo diventati?”
Esplosione Beirut: il nitrato di ammonio era destinato a Hezbollah?
Il pericoloso gioco nel Mediterraneo orientale/2 – Erdogan abbaia contro Atene ma è isolato
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The only bank of #Erdogan the Ottoman Islamic executioner is in Berlin
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calling on Athens to make the mistake of depriving itself of the protection of international law,
#Berlin has taken an objectively pro-Turkish position.
L'unica sponda di #Erdogan il boia islamico ottomano è a Berlino
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invitando Atene a commettere l’errore di privarsi della protezione della legge internazionale,
#Berlino ha assunto una posizione oggettivamente filo-turca.
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Pubblicato: 31 agosto 2020 12:45
Fonte: (Foto AP / Manuel Balce Ceneta)
La Corte d'Appello del Circuito di Washington DC ha stabilito che 8-2 Il generale Michael Flynn non vedrà archiviato il suo caso come richiesto dal Dipartimento di Giustizia e dovrà procedere con un'altra udienza.
La decisione arriva tre settimane dopo che la corte in pienezza ha condotto un'udienza l'11 agosto sull'opportunità di archiviare o rinviare il caso al giudice Sullivan per una decisione. Durante quell'udienza, l'avvocato di Flynn, Sidney Powell, ha chiesto l'archiviazione del caso. In precedenza un gruppo di giudici aveva stabilito 2-1 il suo caso avrebbe dovuto essere archiviato. Tale decisione è stata annullata quando è stato deciso che il tribunale in pienezza avrebbe dovuto ascoltare l'argomento per il licenziamento.
"Il generale Flynn è un imputato senza un pubblico ministero", ha detto Powell ai giudici. "Un tribunale non può continuare un processo da solo".
A giugno, il Dipartimento di giustizia ha chiesto l'archiviazione del caso contro Flynn dopo che sono emerse nuove prove che dimostrano che l'FBI ha essenzialmente inventato un caso contro di lui senza prove e dopo che gli agenti hanno sostenuto che avrebbe dovuto essere chiuso.
"Dopo una ponderata revisione di tutti i fatti e le circostanze di questo caso, comprese le informazioni appena scoperte e divulgate allegate alle memorie supplementari dell'imputato, ECF nn. 181, 188-190,1, il governo ha concluso che l'intervista del signor Flynn è stata svincolata e ingiustificata dall'indagine di controspionaggio dell'FBI sul signor Flynn, un'indagine non più giustificata che l'FBI, secondo le stesse parole dell'Ufficio di presidenza, si era preparata a chiudere perché aveva prodotto una "assenza di informazioni dispregiative". Ex. 1 at 4, FBI FD-1057 "Closing Communication" 4 gennaio 2017 (enfasi aggiunti). Il governo non è convinto che l'intervista del 24 gennaio 2017 sia stata condotta con una base investigativa legittima e quindi non crede che Mr. Le dichiarazioni di Flynn erano sostanziali anche se false.non crediamo che il governo possa provare né le false dichiarazioni pertinenti né la loro rilevanza oltre ogni ragionevole dubbio ", afferma la mozione di licenziamento.
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Attendiamo ora una decisione dal giudice Sullivan.
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